Mutilazione genitale a tutte le donne: l'ennesima atrocità dei jihadisti

Con un comunicato il leader dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante annuncia l’orrendo ordine. Secondo alcune fonti “28 ragazzine avrebbero già patito questa sorte”

Share this Entry

Nuovi orrori si registrano nello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil). Il leader di questa neonata entità che sta vessando e cacciando le comunità cristiane, Abu Bakr al-Baghdadi, ha infatti ordinato che tutte le donne del “califfato” vengano sottoposte a mutilazione genitale.

L’ordine sarebbe apparso su un comunicato di cui ha preso visione l’agenzia Aki-Adnkronos International. Nel testo, i jihadisti affermano che la pratica è stata imposta dal profeta Maometto e riportano un elenco di suoi hadith (i detti), che a loro dire contengono questa indicazione.

Non è la prima decisione che viene presa dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante che riguarda le donne. Alcuni giorni fa è stato importo il “jihad del sesso”, ossia l’obbligo da parte di ogni famiglia di cedere le ragazze vergini ai jihadisti, e la segregazione dei sessi nelle università. Mentre negli altri comunicati si faceva riferimento a Mosul, città irachena controllata dall’Isil, in quello sulle mutilazioni genitali si fa un esplicito riferimento ad Aleppo, nel nord della Siria.

Secondo informazioni ricevute da Saoud Sbai, giornalista e scrittrice italo-marocchina, già deputata al Parlamento italiano, “almeno 28 ragazzine hanno già patito questa sorte nei giorni scorsi”. Una notizia, dice la Sbai in un comunicato, “che rivela ancora una volta quanto pericoloso sia, nella sua follia, questo personaggio a cui l’Occidente continua colpevolmente a lasciare mano libera”.

La Sbai denuncia che in Europa questa atrocità è attualmente poco conosciuta, mentre “i media arabi e le associazioni di donne arabe ne parlano in maniera preoccupata”. La giornalista ritiene che “la comunità internazionale non può rimanere a guardare, nell’attesa che si compia questo crimine orrendo contro l’umanità”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione