Chi sa come, chi sa perché, Ampelio, cercatore e difensore della libertà, si lasciò corrompere da falsi amici …da coloro per i quali la libertà consisteva nell’ammucchiare miliardi…con scippi, rapine in banca, sequestri di persona.
Era entrato nel clan giurando fedeltà. Gli affidarono proprio la custodia dei rapiti.
Parola data, fedelmente eseguita. Tutti i giorni, notte e giorno, accanto al sequestrato. Custode d’un prigioniero, non poteva non vivere prigioniero anche lui.
Il cuore di Ampelio non rimaneva insensibile ai lamenti, alle suppliche, ai pianti disperati dei suoi “assistiti” che notte e giorno imploravano la libertà. Si sentiva ancor più sequestrato dei suoi sorvegliati. E perché allora rincorrere quella strana libertà che si chiamava “cento, duecento, trecento miliardi”? E a quale prezzo!!!
Una notte non ce la fece più. Non sopportò più di vivere da “carceriere carcerato”, detenuto con i suoi detenuti. Se io lo libero – pensò – vivo libero anch’io; la libertà che gli dono è la mia libertà. Libertà vera, che non può essere mai ripagata da tutti i miliardi sognati.
Vinse in lui il buon senso, da tempo soffocato. Vivere libero perché donatore di libertà. Uscendo da quel tugurio si sono liberati a vicenda.
Anch’io divento carceriere del mio prossimo, lo tengo in prigione quando lo giudico e lo condanno.
Lo amo e siamo liberi.
Ciao da p. Andrea
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