“Alimenti sprecati”, “prodotti distrutti”, “speculazioni sui prezzi in nome del dio profitto”: sono le aberrazioni che papa Francesco ha condannato in apertura del suo messaggio inviato oggi al direttore generale della FAO, José Graziano da Silva, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, quest’anno sul tema Agricoltura familiare: “Nutrire il mondo, preservare il pianeta”.
Nel suo messaggio, il Santo Padre denuncia il senso di “impotenza” e spesso anche di “indifferenza” della maggior parte della popolazione mondiale, come se il “paradosso” dell’ingiusta distribuzione del cibo fosse “una responsabilità a noi estranea che non ci compete” (Evangelii Gaudium, 54).
L’attuale scenario mondiale, ha proseguito il Pontefice, presenta una “situazione inquietante, alla quale ha contribuito la generale diminuzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo”.
C’è però un problema che ancora non ha ricevuto la “dovuta considerazione”, ovvero il fatto che “coloro che soffrono dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sono persone e non numeri, e proprio per la loro dignità di persone vengono prima di ogni calcolo o progetto economico”.
Soffermandosi sul tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il Papa ha ricordato che “occorre riconoscere sempre di più il ruolo della famiglia rurale e sviluppare tutte le sue potenzialità”; tale tipo di famiglia, ha aggiunto, “è in grado di rispondere alla domanda di alimenti senza distruggere le risorse della creazione”.
A tal fine, però, è necessario “porre attenzione alle sue necessità, non solo tecniche, ma anche umane, spirituali, sociali e, d’altra parte, dobbiamo apprendere dalla sua esperienza, dalla sua capacità di lavoro, e soprattutto da quel legame d’amore, di solidarietà e di generosità che esiste tra i suoi membri e che è chiamato a diventare un modello per la vita sociale”.
Del resto, nessun soggetto più della famiglia rurale “è preoccupato di preservare la natura per le generazioni che verranno” e “ha a cuore la coesione tra le persone e i gruppi sociali”.
Purtroppo, ha puntualizzato il Santo Padre, “le normative e le iniziative a favore della famiglia, a livello locale, nazionale e internazionale sono molto lontane dalle sue esigenze reali e questa è una lacuna da colmare”; servono quindi “iniziative concrete”.
Le comunità rurali vanno pertanto difese dalle “gravi minacce determinate dall’azione umana o dai disastri naturali”, attraverso le “tecnologie appropriate”, purché “sempre nel rispetto dell’ambiente naturale”.
Mai come in questo momento “il mondo ha bisogno di unità tra le persone e tra le Nazioni per superare le divisioni esistenti e i conflitti in atto, e soprattutto per cercare concrete vie d’uscita da una crisi che è globale, ma il cui peso ricade maggiormente sui poveri”.
Se da un lato la “insicurezza alimentare” interessa “in diversa misura tutti i paesi”, essa colpisce in modo particolare “la parte più debole della popolazione mondiale”.
Ci sono uomini e donne che, a causa di “sanguinosi conflitti”, vengono a perdere “casa”, “cure mediche” ed “educazione” fino alla “speranza di una vita dignitosa”. Verso queste persone “abbiamo degli obblighi, anzitutto di solidarietà e di condivisione” che “non possono limitarsi alla distribuzione di alimenti”.
La condivisione, infatti, “vuol dire farsi prossimo di tutti gli esseri umani, riconoscerne la comune dignità, capirne le necessità e sostenerli nel porvi rimedio, con lo stesso spirito di amore che si vive in famiglia”.
Non basta assistere chi è più sfortunato con semplici “aiuti e donativi”: è necessario “piuttosto cambiare il paradigma delle politiche di aiuto e di sviluppo, modificare le regole internazionali in materia di produzione e commercio dei prodotti agricoli, garantendo ai Paesi in cui l’agricoltura rappresenta la base dell’economia e della sopravvivenza un’autodeterminazione del proprio mercato agricolo”.
“Fino a quando si continuerà a difendere sistemi di produzione e di consumo che escludono la maggior parte della popolazione mondiale anche dalle briciole che cadono dalle mense dei ricchi?”, si è domandato il Papa.
Secondo il Santo Padre “è arrivato il tempo di pensare e decidere partendo da ogni persona e comunità e non dall’andamento dei mercati”, quindi è importante “cambiare anche il modo di intendere il lavoro, gli obiettivi e l’attività economica, la produzione alimentare e la protezione dell’ambiente”.
Solo così sarà possibile “costruire un autentico futuro di pace, oggi minacciato pure dall’insicurezza alimentare”.
Papa Francesco conclude il suo messaggio ricordando come la Chiesa Cattolica “mentre prosegue la sua attività caritativa nei diversi continenti, rimane disponibile ad offrire, illuminare e accompagnare sia l’elaborazione delle politiche sia la loro attuazione concreta, consapevole che la fede si rende visibile mettendo in pratica il progetto di Dio sulla famiglia umana e sul mondo attraverso quella profonda e reale fraternità che non è esclusiva dei cristiani, ma include tutti i popoli”.