Nigeria: parlano le ragazze sfuggite ai rapitori Boko Haram

Le crude testimonianze sono state rilasciate a Human Rights Watch. Intanto, tra molto scetticismo, aleggia l’ipotesi di una tregua tra governo e terroristi

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Mentre si apprende che nel villaggio di Mafa, nel Nord-Est della Nigeria, altri trenta giovani (femmine e maschi) sono stati rapiti dal gruppo terrorista Boko Haram, destano sconcerto le testimonianze delle ragazze riuscite a sfuggire alle grinfie dei rapitori.

Schiavismo sessuale, matrimoni forzati, conversione all’Islam obbligata, costrizione a uccidere prigionieri. Sono solo alcune delle realtà che emergono nel rapporto di Human Rights Watch, che ha fatto parlare una quindicina di ex prigioniere, molte delle quali soffrono di traumi fisici e psicologici. A parlare sono anche molte adolescenti.

Proprio in queste ore, intanto, si profila l’ipotesi di una tregua tra il governo nigeriano e Boko Haram, la quale prevedrebbe la liberazione di centinaia di ragazze rapite nei mesi scorsi. Tregua su cui aleggia però un certo scetticismo. “C’è chi dice che alcuni dei ‘rappresentanti’ di Boko Haram che si sono fatti avanti negli ultimi tempi, siano in realtà dei truffatori, che cercano di ottenere del denaro dal governo”, spiega all’agenzia Fides padre Patrick Tor Alumuki, Direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Abuja.

Il sacerdote rivela poi che la situazione delle ragazze rapite è fin troppo complicata. “Le ragazze infatti sono state costrette ad un ‘matrimonio’ forzato con i guerriglieri di Boko Haram – spiega p. Patrick -. È quindi difficile liberarle con la forza, perché le giovani non sono riunite insieme in un unico campo militare, ma sono disperse in tante aree insieme ai guerriglieri. Liberarle con una trattativa è lo stesso difficile, perché sono divenute ormai le mogli dei membri di Boko Haram”.

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ZENIT Staff

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