Può un cristiano essere “pagano” e “nemico della Croce”? È su questo paradosso e su questa provocazione che papa Francesco ha articolato la sua omelia alla Casa Santa Marta, durante la quale ha nuovamente messo in guardia dalle tentazioni della mondanità.
La dicotomia tra cristiani autentici e falsi cristiani evidenziata dal Pontefice, fu già sollevata da San Paolo (cfr. Fil 3,17-21.4,1) che rilevò l’esistenza di due gruppi di cristiani, i quali “tutti insieme, andavano a Messa le domeniche” e “lodavano il Signore”. Una parte di costoro, però, “si comportano come nemici della Croce di Cristo”.
Questi ultimi sono “cristiani mondani, cristiani di nome, con due o tre cose di cristiano”: in definitiva sono dei “cristiani pagani” o, in altri termini, “pagani con due pennellate di vernice di cristianesimo”, che “prendono il nome ma non seguono le esigenze della vita cristiana”.
Oggi, come ai tempi di San Paolo, di cristiani così “ce ne sono tanti” e “anche noi dobbiamo stare attenti a non scivolare” verso la strada dei “cristiani nell’apparenza”, con la “tentazione di abituarsi alla mediocrità” e di “diventare tiepidi”.
Ed è proprio la tiepidezza ad essere rigettata da Signore, come ricorda anche l’Apocalisse: “Perché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,16).
Ciò che distingue questi due gruppi di cristiani e che gli uni hanno la loro “cittadinanza nei cieli”, gli altri “nel mondo”. “Guardatevi da questi!”, ha ammonito il Papa in merito alla seconda categoria. E ha suggerito a ogni cristiano un esame di coscienza: “Ma io avrò qualcosa di questi? Avrò qualcosa della mondanità dentro di me? Qualcosa del paganesimo?”.
E ancora: “Mi piace vantarmi? Mi piacciono i soldi? Mi piace l’orgoglio, la superbia? Dove ho le mie radici, cioè di dove sono cittadino? Nel cielo o sulla terra? Nel mondo o nello spirito mondano?”.
Se i cristiani scelgono di essere cittadini del mondo, essi “finiranno male”. Se la cittadinanza “mondana”, porta alla “rovina”, quella della “Croce di Cristo”, però, porta “all’incontro con Lui”.
Chi è “attaccato ai soldi, alla vanità e all’orgoglio” scivola verso la “mondanità” e verso la “cattiva strada”. Chi, al contrario, cerca di “amare Dio”, di “servire gli altri”, si rivela “mite”, “umile” e “servitore degli altri”, quindi è “sulla buona strada”.
Un esempio di corruzione mondana è quello del cattivo amministratore citato dal Vangelo di oggi (Lc, 16,1-8): egli non arrivò a truffare “da un giorno all’altro” ma “poco a poco”, ha osservato il Papa: “Il cammino della mondanità di questi nemici della Croce di Cristo è così, ti porta alla corruzione!”.
Assieme a San Paolo, dobbiamo quindi chiedere di rimanere “saldi nel Signore e nell’esempio della Croce di Cristo” e non permettere che il nostro cuore “finisca nel niente, nella corruzione”: il premio finale sarà “la salvezza, la trasfigurazione in gloria”, ha quindi concluso papa Francesco.