Leggendo le narrazioni dei primi tre re d’Israele non possiamo che dare ragione al rabbino A. J. Heschel quando affermava che «la Bibbia è un libro sull’uomo. Non si tratta di una teologia dal punto di vista dell’uomo, ma, piuttosto, di un’antropologia dal punto di vista di Dio». I racconti della nascita della monarchia in Israele ci mettono dinanzi a una riflessione acuta e approfondita sul potere umano, le sue molteplici forme, i suoi intoppi, i suoi subdoli tranelli e il suo eccelso eroismo…
La Bibbia guarda a queste figure senza il maledetto filtro del politicamente corretto e ce li presenta con «un realismo privo di concessioni e di idealizzazioni, una caratteristica messa in rilievo dalla stilizzazione tipica del racconto biblico».
Lo sviluppo dell’approccio narrativo ci permette di individuare componenti aggiuntive tra cui quella della fiction di cui questi racconti è ricolmo. Il libro di André Wénin, Il re il profeta e la donna. Testi scelti sui primi re d’Israele, esplora con la destrezza nota dell’autore alcune cerniere fondamentali di questi racconti spalancando al lettore un ricco scenario narrativo, antropologico e teologico.
La sensibilità di Wénin, che non è nuovo alla scena delle opere di un genere particolare di divulgazione biblica, permette anche a chi non è del “mestiere” di soffermarsi e riflettere sulle dinamiche e delle tecniche letterarie che trapelano dal testo che aprono gli occhi ai distinguo tra fatto storico e rilettura teologica. Qual è il risultato a cui ambisce questo distinguo? – Non certo a svuotare la narrazione riducendola a pura fiction, ma a percepire e intuire la verità che il narratore, ricomponendo gli eventi storici narrativamente, abbia voluto trasmettere.
Di che verità si tratta? Di quella «verità della visione dell’uomo o della teologia, più che della storicità dei fatti». I racconti sono, infatti, un invito al lettore a «entrare nel racconto e a lasciarsi interrogare o convincere dalla verità umana e teologica che vi si sviluppa». In altre parole, le narrazioni vanno ben al di là del gossip di corte, per mettere l’uomo dinanzi alla nudità del suo cuore, quella nudità che il “Potere” crocifisso ha voluto ricoprire con il potere del servizio.