Il presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha incoraggiato tutti i fedeli a non spaventarsi per le cifre che parlano di crisi dei matrimoni ed ha incoraggiato le famiglie ad essere più feconde.
In un’intervista esclusiva rilasciata a ZENIT l’arcivescovo Joseph Kurtz, nativo della Pennsylvania, già vescovo di Louisville, sotto il pontificato di Benedetto XVI, attualmente a Roma come delegato nel Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, ha rivelato le sue speranze e aspettative.
Il presidente della Conferenza Episcopale ha spiegato di aver scritto in un blog, prima di arrivare a Roma, in cui ha indicato le tre vie della speranza: la prima è quella di ristabilire fiducia e confidenza con il popolo americano affinché tutti possano avere un matrimonio fecondo e una splendida famiglia. “Spero – ha aggiunto- che la gente non diventi oggetto e strumento delle statistiche che possono essere manipolate qua e là. Le persone sono più importanti delle statistiche. E la gente ha bisogno di recuperare la speranza”.
“La seconda speranza è che alla bellezza degli insegnamenti di Cristo, come trasmesso nel corso dei secoli dalla Chiesa, sarà data un nuovo e più vasto ascolto. A questo proposito uno dei padri sinodali ha detto: “Non è tanto che dobbiamo spiegare. Dobbiamo mostrare. La gente, non vuole lunghe spiegazioni, desidera soprattutto l’esempio. Se si tratta di arte, di architettura o mezzi di comunicazione che testimoniano la bellezza dei sacramenti, la gente vuole essere ispirata. La bellezza della Chiesa è la bellezza dell’amore, dell’amore nel matrimonio e nella famiglia, e l’amore nell’amicizia”.
“La terza speranza – ha continuato l’Arcivescovo – è qualcosa di molto caro a Papa Francesco e cioè, accompagnare le persone che stanno lottando. E puoi immaginare quanto sto imparando, ognuno di noi è in una famiglia che lotta. Sarebbe sbagliato per noi dire: ‘Bene, queste sono le famiglie che lottano e questi sono quelli che stanno insieme’. No, in un certo senso, tutti hanno bisogno dell’accompagnamento in un cammino che chiamerei il processo di conversione”.
ZENIT ha chiesto all’Arcivescovo se quanto si sta discutendo nel Sinodo venga comunicato effettivamente ai giornalisti e monsignor Kurtz ha risposto: “Stiamo facendo del nostro meglio per far comunicare la realtà di quanto stiano discutendo. Siamo grati ai giornalisti per tutto il lavoro che svolgono. Ci sono alcuni video che vengono diffusi in tutti gli Stati Uniti. E ho avuto molte buone reazioni. Quindi, stiamo facendo del nostro meglio per far sapere. E poi, in un certo senso, il lavoro del Sinodo non è semplicemente quello che sta accadendo nell’aula, perché ci sono elaborazioni, i primi documenti, conversazioni in corso, sessioni di ascolto”.
“Come ogni buona cosa, il lavoro della Chiesa necessita che tutti vengano coinvolti. E anche raggiungere quel vicino che abita nella porta accanto e che non sta andando a Messa, forse non è neanche attivo nella sua fede, e, magari, con un po’ di incoraggiamento, potremmo dirgli: ‘C’è un’altra possibilità. Questa è la mia speranza’. La vera teologia si costruisce sulla speranza. La teologia dei sacramenti è quella di prendere ciò che è già presente nell’umanità. E Cristo, in un certo senso, utilizza questo come canale della sua grazia.
A questo punto il Presidente della Conferenza Episcopale USA ha raccontato quanto ha detto al Sinodo: “Ho detto che l’amore sacrificale ci porterà lontano da una sorta di ripiegamento su noi stessi, ci allontanerà dall’individualismo. Ho fatto il consulente famigliare per anni e vorrei chiedere: ‘Chi ama di più?’. E vorrei mostrare le belle storie di persone che hanno vissuto un grande amore di sacrificio’. Quindi non mi si venga a dire che le persone non capiscono cosa sia il sacrificio in un rapporto d’amore. Prendiamo quindi atto che il sacrificio d’amore di Gesù Cristo è in grado di essere compreso dalla gente. E attraverso la sua grazia le persone sono in grado di sacrificarsi per amore”.
“In secondo luogo, le famiglie sono benedette dalla nascita dei bambini. I genitori amano i loro figli e vogliono ciò che è meglio per loro. Dobbiamo lavorare e costruire su questo amore. Quindi ci sono cose molto positive già là fuori. Spero che la gente afferri questo messaggio e dica ‘Wow, certo che lo voglio’. La Chiesa non è una solo una cosa che ho messo in cima a tutto ciò di cui ho bisogno nella vita. No, questa è la mia vocazione. La mia vocazione nella vita e la mia vita nella Chiesa è un dono della famiglia”.
ZENIT ha ricordato all’Arcivescovo che ci sono stati tanti interventi sulla crisi della famiglia, e monsignor Kurtz ha risposto: “In una crisi, qual è la prima cosa che vi viene detto di fare? Niente panico! Lo stato della famiglia è grave. Tante infelicità e tanta perdita di speranza. Sono molto rattristato, quando sento di giovani che si suicidano. Questo non significa che non sia successo prima. Ma c’è tanta solitudine. Tanti padri sinodali hanno parlato di persone che si ripiegano su se stesse. Ma nessuno vuole essere una statistica. Gesù ha parlato agli uomini e ha detto: voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Voi siete il lievito. E quando Gesù iniziò la Chiesa, erano appena in dodici. Guardate cosa è successo. Nel corso della sua presentazione il Cardinale Erdő ha detto che ‘la restaurazione della famiglia porterà al rinnovamento della civiltà e questo è ciò che San Giovanni Paolo II ha fatto nella Familiaris Consortium quando ha scritto che “il futuro della società della Chiesa passa attraverso la famiglia”.