Alberto, dagli amici detto l’alpinista, tutti gli anni alla fine stagione estiva, tornava dalla montagna con le migliori foto scattate durante le sue arrampicate in luglio.
Lo ritraevano scoiattolo leggerissimo, con maglietta, calzoncini e scarpe, mentre scalava lo spigolo delle Lavaredo…; pesantissimo invece, scarponi, giacca a vento, corda, piccozza, occhiali scuri, cappuccio tanto abbondante da mostrare solo naso e occhi, durante la spedizione sul K2.
Non occorsero tante parole per capire che vestiva leggerissimo per difendersi dal caldo, pesantissimo invece per difendersi dalle bassissime temperature. Conservare la temperatura ideale, aggiungeva, favorisce il migliore rendimento: difendersi quindi per attaccare.
Toni, un amico di quelli veri, con i quali si fanno le “scalate dello spirito”, un giorno mi confidò, per analogia, le stesse cose: noi, mi disse, siamo chiamati a vivere in prima linea nello scalare la montagna che spesso presenta spigoli di quinto, sesto grado…; anche oltre i limiti del possibile.
Tu sai, continua, che spesso la stampa pornografica, filmati, televisione, tendono a sottoporti a temperature strane atte ad infiacchire, snervare, disorientare lo spirito, tanto da lasciarti ferito e senza fiato.
Noi non possiamo perdere tempo a curarci le ferite, ma, prudentemente riparati, è urgente vivere nella temperatura ideale, rimanere sempre all’attacco per essere utili e soccorrere anche a quelli che sono in difficoltà.
Ciao da p. Andrea
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