L’Università Europea di Roma ha festeggiato il suo primo decennio di attività didattica nel segno di San Benedetto da Norcia. L’inaugurazione dell’Anno Accademico 2014-2015 è avvenuta stamattina, a 24 ore dalla visita di papa Francesco a Strasburgo e a poco più di un mese dalla beatificazione di Paolo VI.
Due contiguità temporali assai significative e provvidenziali, se si considera che il patrono dell’ateneo romano è proprio San Benedetto, proclamato patrono d’Europa da papa Montini, nel 1964, esattamente mezzo secolo fa.
Al San Benedetto è stata dedicata l’intera cerimonia, a partire dal saluto del rettore, padre Luca Gallizia, che ha ricordato le parole con cui Paolo VI lo proclamò patrono: “messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo”.
Il pontefice recentemente beatificato, tuttavia, lascia intravedere in San Benedetto anche un ispiratore della “missione universitaria” attraverso tre simboli: la croce, il libro e l’aratro.
La croce è stata “nel percorso dell’Europa principio di unità umana e spirituale, elemento di sintesi di una molteplicità culturale che diversamente avrebbe potuto generare una disgregazione di popoli caratterizzati da tradizioni, lingue e valori differenti tra loro”, ha spiegato il rettore.
Inoltre, il principale simbolo cristiano ricorda che l’educatore “è e deve essere un testimone, una persona a cui si guarda per trovare nelle sue azioni e nelle scelte della sua vita una conferma e una manifestazione, un esempio”, come lo furono, ad esempio, i padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Schumann, Adenauer.
Da parte sua, il libro richiama “gli amanuensi silenziosi che negli scriptoria dei monasteri hanno copiato e tramandato i testi dei classici, dei filosofi antichi, dei padri della chiesa, delle antiche liturgie”.
Da qui, il messaggio del rettore agli studenti: “chi trasforma davvero il mondo in profondità non è chi appare di più, chi ha più successo mediatico, ma chi opera in modo serio e nascosto, con convinzione”.
L’aratro, infine, rappresenta “il simbolo dell’impegno ad arare il mondo, a trasformarlo in profondità per renderlo fecondo”, per scalfire la “durezza della zolla” che rappresenta la realtà. “Un’università che si chiudesse in sé stessa, che si isolasse dalle esigenze concrete finirebbe per diventare una cattedrale nel deserto, un museo interessante da visitare perché ci ricorda opere d’arte del passato”, ha commentato padre Gallizia.
Accennando ai dieci anni dell’Università Europea, il rettore ha parlato di un “tempo in cui il seme è germogliato, la piantina è spuntata alla superficie e ha prodotto i primi giovani rami, foglie e frutti”, nonostante le “intemperie del momento che vive attualmente il sistema universitario italiano”.
La lectio magistralis, sul tema San Benedetto, Patrono d’Europa, messaggero di pace, operatore di unità, maestro di civiltà, è stata affidata a monsignor Angelo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ha sottolineato “lo spessore storico e innovativo del messaggio cristiano” di San Benedetto e “le potenzialità dei principi che da esso si propagano e trasformano la cultura e la società quando vengono vissuti e testimoniati con autenticità”.
I semi gettati da San Benedetto caddero nel terreno di un “grande sconvolgimento culturale” e “non germogliarono in un ambiente chiuso ma furono linfa viva, capace di integrare la cultura greco-latina e quella giudaico-cristiana in una prospettiva di lungo periodo”.
La “paziente opera esegetica” del fondatore del monachesimo occidentale, “non si limitava soltanto ai testi sacri ma anche al lavoro manuale, portando i monaci a diretto contatto con le difficoltà della vita agreste e rendendoli interlocutori privilegiati per la ricerca di soluzioni volte al bene comune”.
Nel momento in cui, poi, Paolo VI proclama San Benedetto patrono d’Europa, “erano crollati tanti miti e tante illusioni, erano crollati molti assolutismi, molti mondi chiusi nel vedere la vita e la società”, così come “era crollato anche il mito della storia, additato come fomentatore di guerre”, mentre riprendevano quota “nuovi sentimenti umani e nuove istanze sociali”. Il tutto avveniva in uno scenario di guerra fredda, sullo sfondo di una pace da poco raggiunta che stava vivendo “momenti precari”.
C’è tuttavia un successivo momento spartiacque, rappresentato dal venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, cui consegue l’affermazione di un “insano riduzionismo antropologico che si è andato consolidando come un’altra forma di materialismo, nelle mentite spoglie di un consumismo assoluto, ignaro del sostrato spirituale e alieno a qualsiasi orientamento valoriale”.
Nello scenario odierno, aggravato peraltro dalla crisi economica, “appare evidente che la missione di un’Università Europea diventa ancora più densa di significati nella formazione delle nuove generazioni che avranno il delicato compito di analizzare le sfide dei tempi non perdendo mai di vista la bussola del bene comune”, ha quindi concluso monsignor Zani.
Alla cerimonia ha presenziato anche il sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca, Gabriele Toccafondi, che ha lodato le “buone prestazioni didattiche” e la “ampia offerta formativa” di una “giovane università” come l’Europea.
Sia Toccafondi che monsignor Zani hanno ricevuto in dono da parte dell’ateneo due icone raffiguranti San Benedetto da Norcia, realizzate dall’artista Cristina Tommaselli sullo stile delle icone bizantine.