“Inutilmente migliaia di persone ammucchiate in un piccolo spazio si sforzano di isterilire la terra su cui vivono; invano soffocano il sole sotto le pietre perché nulla possa più germogliare, invano estirpano fin l’ultimo filo d’erba e impregnano l’aria di petrolio e di bitume; recidono gli alberi, cacciano le bestie e gli uccelli. La primavera è sempre primavera! Il sole risplende, l’erba ravvivata torna crescere, i colombi, le rondini fabbricano allegramente i loro nidi; le api e le mosche ronzano allegramente sulle mura, estasiate di aver ritrovato il calore del sole: tutto è allegro e giocondo: alberi, uccelli, insetti, bambini!”. È l’incipit del romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj.
Leggendo questo brano, avvertiamo in noi, oltre all’ottimismo di fondo della primavera che risorge, anche il senso della vastità quasi biblica delle folle che cercano di soffocare la terra, di cacciare le bestie e gli uccelli, di spegnere il sole sotto le pietre. Il linguaggio è fortemente evocativo, le parole ci penetrano nell’anima come frecce, con tutta la forza della suggestione, la scena da esterna entra in noi dirompente e diventa parte di noi. Leggendo questo scritto, avvertiamo emozioni e pensieri che ci portano nel mondo dell’immaginario e delle favole.
E ora invece consideriamo il seguente brano: “Le proprietà dei file o metadati sono informazioni non presenti nel contenuto visibile del file, ma associate ad essa, che ne descrivono dettagliatamente le caratteristiche. Word associa alcune proprietà ai file per impostazione predefinita, come il titolo o il nome dell’autore del file…”. È un passaggio del manuale Word 2007, a cura di Raffaella Rossini. Tutt’altra lingua. Questo brano richiede un impegno logico ed una forte aderenza alla “realtà”. La comprensione di queste frasi richiede una conoscenza dell’argomento, una riflessione, un processo logico di elaborazione, uno sforzo cognitivo. Tutto ciò manca nel primo caso ove le parole e le emozioni cadono direttamente nella mente.
Sembra quasi che in noi vi siano due cervelli diversi ed in effetti è così. I due emisferi cerebrali, il destro e il sinistro, simmetrici dal punto di vista morfologico e per tante funzioni, sono molto diversi per alcune competenze superiori: il linguaggio, le aree cognitive ed affettive.
L’emisfero sinistro, detto “dominante” nel destrimane, presiede alle funzioni logiche, matematiche, analitiche e di verifica della realtà. Esso è la sede della coscienza, intesa come consapevolezza di sé e del mondo. Quindi ha stretto contatto con la realtà e con i fenomeni percettivi. Senza questo emisfero non potremmo comprendere il secondo brano.
L’emisfero destro, invece, ha funzioni analogiche, sintetiche e prevalentemente di ricordo. È la sede del subconscio e della nascita dei sogni. Riesce a cogliere un oggetto sulla base di una piccola parte di esso (ad esempio, l’esistenza di una nave dalla sola prua). Ecco la sua importanza nei contesti evocativi: è la sede del pensiero creativo, è la sede pensiero positivo, è diretto e non conosce la negazione. Se io dico: “Pensate a una non casa” o “non pensate a una casa”. La prima immagine che vi viene in mente, non è forse proprio quella di una casa? Il pensiero primario nasce dall’emisfero destro. Successivamente l’emisfero sinistro prende il sopravvento e deve effettuare un’elaborazione mentale complessa per cancellare questa immagine (non pensare a una casa).
L’emisfero destro ha la percezione artistica, del linguaggio poetico e delle metafore. È la sede delle intuizioni. Avete mai fatto caso? La mattina, al risveglio, si hanno delle intuizioni su ciò che è avvenuto il giorno prima. Da qui la frase: la notte porta consiglio. In realtà il giorno precedente la mente ha inglobato diverse sensazioni senza verifica di realtà, senza comprenderle. Esse sono entrate direttamente nell’emisfero destro. Durante la notte vengono decantate e la mattina seguente emergono a livello di consapevolezza, sono cioè elaborate dal sinistro. Il cervello destro, nella comunicazione, coglie gli aspetti formali e non verbali. È atemporale. È influenzabile e suggestionabile. Esso ci permettere di “leggere” un libro come Resurrezione. Mediante l’emisfero destro cogliamo i motti di spirito, i giochi di parole, le rime, le allitterazioni.
La comunicazione ipnotica avviene mediante l’accesso all’emisfero destro ed il blocco del sinistro. Anche la comunicazione persuasiva, sia individuale che di massa come la pubblicità, tende spesso a distogliere la mente dalla verifica della realtà per far giungere il messaggio direttamente al subconscio.
Un altro modo di parlare all’emisfero destro è il linguaggio metaforico. La metafora stabilisce un’analogia tra un concetto non noto all’ascoltatore, la cui comprensione è a carico dell’emisfero sinistro, ed un’immagine familiare, recepita dall’emisfero destro. In altre parole se il concetto X (a voi sconosciuto) è simile all’immagine A (a voi nota), proponendovi l’immagine A, voi capirete il concetto X. Quindi essa aggira il filtro della verifica di verità dell’emisfero sinistro, giungendo direttamente all’emisfero destro e viene così accettata dal cervello. Una metafora è tanto più efficace quanto più attinente all’esperienza di vita di chi la riceve. “Vi farò pescatori di uomini” dice Gesù agli apostoli (che erano pescatori) indicando i loro nuovi compiti di evangelizzatori. Il Vangelo, come sappiamo, è ricco di parabole, che sono metafore in forma di racconto. Le metafore possono incidere profondamente sul nostro modo di vivere perché evocano immagini cariche di grande forza emotiva.
Dire che “il corpo è strumento di morte” perché conduce l’uomo alla morte, significa identificare il corpo con qualcosa che è altro dal corpo, attribuire, attraverso una metafora, un’identità che non gli appartiene e quindi far sentire il corpo come un nemico. Quanto è invece molto più bello e reale, dire che il corpo è vita, è fonte di vita, è fecondità!
La metafora, per essere intesa come tale e compresa, deve presupporre un retroterra, un contesto. Se io dico “Adolfo Hitler era un imbianchino” o “Adolfo Hitler era un macellaio”, pronuncio due frasi sintatticamente corrette e simili. Nel primo caso, tuttavia, indico letteralmente il lavoro di Hitler, quindi fornisco un’informazione.
Nel secondo caso uso una metafora che può essere compresa solo conoscendo la storia di Hitler. Fuori metafora la seconda affermazione è falsa poiché Hitler non esercitava propriamente il lavoro di macellaio. Solo la lettura metaforica permette di considerare vera la seconda affermazione.
Il nostro linguaggio quotidiano è pieno di metafore. Esse possono riferirsi a concetti spaziali (oggi sono giù, Giovanni nell’ufficio sta sopra a Mario, manteniamo le distanze, parla, ti lascio tutto lo spazio che vuoi). Oppure possono essere relative al mondo vegetale ed animale (il nocciolo della questione, il succo del discorso) o ancora possono essere tratte dalle sensazioni (sii morbido, pensavo di essere stato dolce, non volevo essere duro, sei acido).
Vi sono anche metafore di uso comune che rappresentano veri e propri modi di dire (hai preso fischi per fiaschi, Mario aveva l’asso nella manica, cavalcare il dorso dell’onda). Vi sono metafore che rappresentano il nostro modo di vedere la realtà ed i nostri valori esistenziali e sono dette “metafore globali”. Esse ci condizionano nei comportamenti, per cui il loro cambiamento modifica anche il nostro modo di agire.
Un gruppo molto importante è quello delle metafore globali, ad esempio, quelle sulla vita. Se dico “la vita è un gioco”, sarò disposto ad affrontare con ironia molti avvenimenti difficili della mia vita, considero gli altri come concorrenti. Se
dico “la vita è sacrificio”, vivrò gli avvenimenti con sofferenza. Se dico: “la vita è lotta”, avrò bisogno di avere sempre un nemico o un avversario con cui competere per qualcosa. Ogni successo sarà una dura conquista. Modificando una metafora globale (esempio da “la vita è lotta” a “la vita è un gioco”) modificherete anche il vostro comportamento. Se io dico: “tutti noi siamo invitati a questa bellissima festa che è la vita”, non avvertite già in voi un senso di piacere e di ottimismo?
Molto incisive ed educative sono le metafore usate da Papa Francesco. Ne cito alcune che sono dei veri e propri moniti ad agire correttamente: “Alla Chiesa serve fervore apostolico, ci sono cristiani da salotto” o “senza il sale di Gesù siamo insipidi, diventiamo cristiani da museo “ o “cristiani inamidati” oppure “la vita cristiana non è una terapia terminale”. Certamente ha un’immensa forza di coinvolgimento e di sprone la metafora a Lui più cara “andare nelle periferie del mondo e dell’esistenza”.