Le lacrime per l’addio di Benedetto XVI, i drammatici risvolti del caso Vatileaks, l’attuale collaborazione con papa Francesco nella veste di prefetto della Casa Pontificia. E poi tematiche di grande attualità per la Chiesa, come il Sinodo per la Famiglia.
Di questo e di molto altro, monsignor Georg Gainswein ha parlato in un’intervista esclusiva al settimanale Oggi, in cui il segretario del papa emerito si è raccontato in modo informale e senza falsi pudori.
“Lasciando l’appartamento di papa Benedetto, mi sono commosso. Non sono di pietra”, ha raccontato il presule, rievocando la storica data del 28 febbraio 2013, quando l’elicottero con a bordo Ratzinger e i suoi più stretti collaboratori si levava in volo dall’eliporto vaticano alla volta del buen ritiro di Castelgandolfo. Quella sera in cui si concludevano gli otto anni di pontificato del papa tedesco, le emozioni trattenute del suo segretario “sono diventate lacrime”.
Monsignor Gainswein ha anche confidato di aver ricevuto dal Santo Padre la notizia della rinuncia, alcuni mesi prima dell’annuncio pubblico, avvenuto l’11 febbraio 2013. “Me lo aveva comunicato col sigillo del silenzio – ha proseguito -. Non mi aspettavo una decisione di quella portata. Ho pure cercato di fargli cambiare idea ma papa Benedetto, se chiede un consiglio, ne tiene conto. Invece, quando ha già deciso, rimane fermo nel suo pensiero”.
Come un tempo ai Giardini Vaticani, anche oggi Gainswein è solito accompagnare Benedetto XVI nel rosario pomeridiano, recitato passeggiando, mentre la mattina continua a concelebrare la messa con lui. A quasi 88 anni, il papa emerito, “su consiglio del medico, usa il girello, durante la passeggiata e in casa il bastone”.
Ratzinger conserva “un’ottima memoria e una grande saggezza teologica”. Dopo i tre volumi su Gesù di Nazaret, tuttavia, considera conclusa “la sua opera teologica”. Dice di “non avere più la forza di scrivere”, tuttavia mantiene ancora una “ampia corrispondenza privata”.
I giorni in cui, nel 2012, la Santa Sede fu nell’occhio del ciclone per il caso Vatileaks, furono vissuti dal segretario di Ratzinger come “un periodo difficile” ed “una delusione”, in cui lui si sentì “tradito”.
“Io mi sono sentito, in un certo senso responsabile per non aver vigilato in modo adeguato, per aver dato fiducia a chi non la meritava”, ha dichiarato monsignor Gainswein, tuttavia la fiducia in lui da parte di papa Benedetto “non è mai mancata”.
“Certo – ha detto – anche tra gli apostoli c’è stato chi ha tradito. Ma quando ho capito che a farlo era stata una persona così vicina al Papa, sono rimasto molto scosso”.
Passando a parlare del papa regnante, Gainswein ha definito Francesco “una persona autentica: è come appare a chi lo guarda da lontano in TV”. A 78 anni, il papa regnante “affronta tutto con una forza straordinaria”.
Le riforme che Bergoglio sta portando avanti richiedono “tempo e pazienza”: non tutti hanno “la sua stessa visione in merito”, ha detto il presule, tuttavia “non si può dire che papa Francesco sia ostacolato o contrastato” nel suo intento.
La spontaneità di Francesco e il suo linguaggio immediato, ha osservato monsignor Gainswein, hanno suscitato “una discussione accesa, anche un po’ esagerata”, specie “nel mondo anglosassone e tedesco”. È necessario, quindi, “contestualizzare le sue parole e inquadrarle nel suo stile comunicativo diretto, specialmente quando parla a braccio”. Non è da escludere, ha aggiunto il Prefetto della Casa Pontificia, che, in base alle reazioni suscitate, il Papa possa “cambiare marcia”, ‘scalando’ dalla “quarta” alla “terza”.
Definendo il proprio rapporto con Francesco “molto buono, anzi ottimo”, con una “fiducia vicendevole” che è “cresciuta giorno dopo giorno”, Gainswein ha parlato della novità rappresentata dalla collaborazione con due papi, che, quantomeno agli inizi, ha comportato delle difficoltà, anche perché “qualcuno non aveva ben accolto la presenza del Papa emerito in Vaticano”. Tuttavia, il rapporto tra i due pontefici è “molto cordiale e rispettoso” e monsignor Gainswein si sta impegnando a “fare da ponte”.
Il Prefetto della Casa Pontificia è stato interpellato anche sull’assemblea sinodale sulla Famiglia, in programma il prossimo ottobre, per la quale tematiche come la comunione ai divorziati risposati e i gay “non sono le uniche, né le più importanti da trattare”.
Secondo Gainswein, al Sinodo, non vi sarà “un cambiamento sostanziale rispetto alla tradizione ecclesiale” e, a tal proposito, la Chiesa sta compiendo un percorso per “tenere insieme la sana dottrina e stare accanto a chi ha un cuore ferito”.
Anche sul celibato dei sacerdoti, il segretario del papa emerito non prevede cambiamenti, poiché si tratta della “forma di vita che risponde in modo più adeguato alla chiamata di Gesù al sacerdozio”. Il celibato è dunque, secondo monsignor Gainswein, “un grande dono del Signore alla Sua Chiesa”.