Durante questo tempo storico, tutta la Chiesa è invitata a fermarsi, meditare e combattere contro i pericoli e le tentazioni che assalgono ogni essere umano nella vita quotidiana. Le tentazioni e gli attacchi più grandi, che riguardano l’uomo del nostro tempo, li possiamo riassumere con tre semplici parole: distrazione, scoraggiamento, disimpegno.
La distrazione è davvero la piaga silenziosa dei nostri tempi. Viviamo in un mondo che ogni istante sollecita la nostra curiosità con informazioni che vengono consumate nell’arco di poche ore. Il nostro sapere è sempre ritardato rispetto all’ultima notizia uscita. Non ci accontentiamo più di conoscere le notizie che riguardano la nostra famiglia, i nostri amici, la nostra parrocchia, i nostri colleghi di lavoro. Siamo proiettati a conoscere gli avvenimenti del mondo globalizzato. Per coloro che hanno la possibilità di agire sulle vicende lontane dalla propria vita, l’eccessiva informazione costituisce un valido elemento di aiuto. Ma se la ragione dell’essere sempre connesso alla rete è dettata esclusivamente dalla curiosità, allora questo atteggiamento rischia di diventare deleterio per la propria esistenza, perchè produce distrazioni verso se stessi e verso le persone che ci vivono accanto.
L’informarsi di tutto può diventare un modo per estraniarsi dalla vita quotidiana e vivere perennemente dentro una “biblioteca virtuale”, dimenticandosi gli obblighi della propria vocazione. Quanti figli sono abbandonati a se stessi perchè i genitori sono perennemente collegati ai social network? Quante mamme rispondono velocemente ai vari messanger e tralasciano di passare un tempo di dialogo con i loro figli? Quanti padri conoscono tutte le informazioni della propria squadra del cuore o degli avvenimenti della politica, e poi ignorano il vero bisogni dei figli?
La distrazione è davvero una delle piaghe più diffuse del nostro tempo. E la cosa che dovrebbe preoccupare di più consiste nel fatto che ormai è considerata un’abitudine non del tutto negativa, e di conseguenza non è ritenuta un qualcosa da combattere. Ragionando in questo modo si è persa la battaglia già in partenza, perchè si è vinti dall’oblio dell’abitudine e della situazione.
La seconda tentazione che devasta tutta la nostra società è lo scoraggiamento, che attanaglia trasversalmente tutte le generazioni. Le ultime notizie di questi giorni parlano di più di 2 milioni di giovani italiani, di età compresa tra 15 e 25 anni, che non studiano e non cercano lavoro. Questo è davvero un dato preoccupante, perché significa scartare le generazioni che costituiscono il futuro di un paese. Privare di un futuro le nuove generazioni significa seminare insoddisfazioni e ribellioni.
Gli anziani sono spesso emarginati perchè costituiscono un peso per la famiglia. Immaginiamo lo sconforto di un padre e di una madre di famiglia che dopo aver dedicato tutta la loro vita ai figli, si vedono non assistiti adeguatamente nei momenti di difficoltà o di bisogno.
Ed infine l’ultima tentazione (che in un certo senso è una diretta conseguenza delle prime due) è il disimpegno, che ha radici molto profonde nell’animo umano. Esistono tante forme di disimpegno in ogni ambito della vita personale.
Il disimpegno formativo ed educativo è sicuramente quella forma di pigrizia e di lassismo che crea maggiori conseguenze, perchè non impatta solo la propria vita, ma lacera soprattutto quelle delle generazioni future. Uno degli aspetti più visibili e riscontrabili dell’indebolimento della fede è la cura delle nuove generazioni. Il principio vitale di trasmettere alle generazioni future il patrimonio umano e spirituale ricevuto, viene sostituito dalla logica del consumismo, che utilizza avidamente tutto quello di cui si possiede.
Un altra forma di disimpegno è quello dell’ascolto. Ogni forma di comunicazione nasce e termina con l’ascolto. La prima forma di accoglienza dell’altro è proprio quella di ascoltarlo. Tutti abbiamo sempre qualcosa da dire, nessuno ha più l’umiltà di sentire quello che ci dice l’altro. L’orgoglio si è impossessato di tantissime anime, rendendole sorde ai bisogni, alle esigenze e all’esperienze dell’altro. E quando una società soffre della malattia della sordità del cuore, diviene presto anche muta, cieca e zoppa. La chiusura dell’orecchio è il preludio al rifiuto totale dell’altro.
La forma più diffusa di sordità è verso se stessi e la propria coscienza. Quante persone la sera, prima di andare a dormire, si fermano un attimo per valutare come è andata la propria giornata, pensare brevemente a cosa correggere, a come proseguire con efficacia il proprio impegno?
Come possiamo impegnarci fattivamente se prima non abbiamo valutato un piano di azione? Perchè non ascoltare il sussurro dello Spirito di Dio prima di prendere una qualsiasi decisione, piccola o grossa che essa sia?
Queste tentazioni vanno prese tutte seriamente, perché la sciagura più grande che afflige la nostra società è proprio quella di pensare che la vita non abbia tentazioni. La stessa tentazione non è considerata più come un preambolo a momenti di dolore, ma come un modo di ragionare che esalta la sperimentazione come unica possibilità per decidere cosa è buono e male nella vita. Lasciamo che tentazione non sia vinta dalla superbia e valutiamo, con l’aiuto dello Spirito Santo, ogni parola e gesto che compiamo nella vita.