Lunedì 6 ottobre, nella Chiesa Cattedrale del capoluogo della Calabria, gremita all’inverosimile, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, ha inaugurato il nuovo anno pastorale. A concelebrare con il presule oltre cento sacerdoti, il vicario generale mons. Raffaele Facciolo, presidente del Tribunale Ecclesiastico Calabro e l’arcivescovo emerito mons. Antonio Cantisani, già presidente della Conferenza Episcopale in terra Bruzia. L’omelia di mons. Bertolone ha lasciato il segno nel cuore di tutti i presenti. Il suo forte messaggio di speranza, per una ripartenza sociale e spirituale tutta dal vangelo, ha reso particolare l’attesa ricorrenza, incastonata tra la festività di San Bruno e l’anniversario della dedicazione della Cattedrale. Subito un forte annuncio: Gesù Cristo per un nuovo umanesimo. È il tema su cui rifletterà la diocesi e che la Cei tratterà nel 2015. Una costante formazione per ben aprirsi al prossimo lavoro prezioso e illuminato dei vescovi italiani. Così Mons. Bertolone: “Homo sum: nihil humani a me alienum puto: Sono uomo: nulla di ciò che è umano lo considero a me estraneo”. Questo concetto non è del tutto nuovo: era già noto nell’antichità (II sec. a.C. Terenzio) e voleva dire che non si può non essere coinvolti e non essere solidali con gli altri uomini perché tutti siamo legati dal comune fondamento dell’umanità. E sono qui a meditare e a riflettere «ad alta voce» con voi sui caratteri che potranno caratterizzare un uomo “nuovo”, proiettato «verso un nuovo umanesimo», un uomo capace di «passare la fiaccola della nuova umanità». Un uomo, il cui stile sia profondamente “evangelico”. La domanda che ho più volte posto a me e che desidero diventi quasi un ritornello quotidiano anche per voi, è questa: quale tipo di uomo e di donna voglio essere? Quale tipo di comunità, civile e cristiana, voglio costruire? Per conseguire questo obiettivo e, quindi, per cambiare rotta, per preparare l’avvenire, per affrontare le asperità della vita bisogna affidarsi a valori solidi, sia etici, sia – soprattutto – spirituali, quelli che danno senso alla vita e ne illuminano il percorso. Per noi credenti, il senso della vita e la direzione giusta ci sono dati esclusivamente da Cristo”.
Don Giovanni Scarpino, direttore dell’ufficio stampa dell’Arcidiocesi di Catanzaro, ha fatto bene ad evidenziare sulla stampa locale i tanti segni di disumanizzazione che mons. Bertolone ha intravisto anche nella nostra terra: “E’ difficile riconoscere l’umanità in una persona lasciata a terra, in un lavoratore scartato dal mercato del lavoro, in una donna abbandonata dal coniuge, in un bambino trattato come una specie di “prodotto biologico”… È ancora un pezzo d’umanità, quella dei senza patria e dei senza tetto, e potenziali ostaggi delle cosche mafiose. Quanti rischi di disumanizzazione nella progettazione dei figli e nella donazione della vita e di nuove vite… Figli che sembrano “oggetti da selezionare” in base ai propri desideri e gusti, vite da scartare se non corrispondono a quanto gli adulti si sono prefigurati, prodotti da embrioni invece che frutti dell’amore coniugale…”. Per l’Arcivescovo “la fiaccola dell’umanità nuova passa per un rinnovamento deciso della famiglia. Se si rinnova la famiglia naturale fondata sul matrimonio, si rinnoverà anche la famiglia-di-famiglie, che è la Chiesa”.
In ogni sua parola si è colta l’intensa necessità per i fedeli di seguire il vangelo di Cristo, capace di insegnare ad ognuno in che modo servire il prossimo, imitando Gesù, quale vero “buon samaritano dell’umanità”. L’arcivescovo ha poi localizzato l’attuale crisi sociale, non solo nella decadenza di un singolo o di un gruppo, ma nel declino dell’intero genere umano, diretto verso un mondo senza Cristo e in mano alle tentazioni quotidiane del Maligno. L’uomo nuovo passa da Cristo. Gesù è la grande novità della storia. Toccanti e profonde le sue parole a proposito: “Questo Gesù, annunciano i presbiteri e tutti coloro che, per mio mandato, comunicano la Bella notizia che non tramonta, la notizia dell’Uomo nuovo: Gesù Cristo, pieno di grazia e di verità”. Mons. Bertolone ha chiesto così di voltare pagina e ne ha mostrato la strada: “ … il Vangelo… è anzitutto un mettersi in azione come il samaritano che si può sintetizzare con una felice espressione linguistica di Luca: “Abbi cura di lui; Abbi compassione di chi ti si presenta nel bisogno”. Questo sta a cuore al Maestro dei Vangeli, questo sta a cuore a noi. In inglese: care: mi sta a cuore..… Lì, a terra, davanti a noi, non c’è soltanto il viandante che scendeva da Gerusalemme a Gerico, ma c’è l’intera umanità che mi circonda e che domanda di essere guardata, soccorsa, aiutata, curata…; c’è l’umanità dolorante dei senza patria e dei senza tetto, degli analfabeti di ritorno e degli evasori dall’obbligo scolastico, lasciati nelle grinfie della delinquenza da una società perversa che non offre valide occasioni di formazione e di lavoro… Lì, a terra, davanti a noi, c’è l’intera umanità in quel povero che chiede un boccone, in quel piccolo che chiede cura familiare, in quel giovane che chiede speranza, in quell’adulto che attende qualcuno che si accorga di lui o di lei, in quell’anziano allettato che cerca sguardi di compassione e di amore… Lì, bisogna fermarsi, senza passare oltre e finalmente dare alle nostre comunità, come afferma Papa Francesco, “il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione””. L’omelia si è chiusa con un appello vibrante e solenne: “Dobbiamo ripartire da Cristo, “Uomo Nuovo”, alla ricerca di un «nuovo umanesimo»…. “Nessuno si pensi maestro di nessuno; ciascuno, però, per l’altro può essere un valido testimone”.