“Un’atrocità”. È così che il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito l’uccisione di più di cento palestinesi nella sola giornata di ieri, la più sanguinosa del conflitto iniziato lo scorso 8 luglio, a Gaza, tra Israele e miliziani di Hamas.
Le dichiarazioni del segretario generale giungono a New York, margine del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha chiesto un immediato cessate il fuoco. L’Onu ha espresso la propria “grave preoccupazione davanti al numero crescente delle vittime” del conflitto, reiterando il suo appello per una “fine immediata delle ostilità”.
In una dichiarazione letta dal presidente del Consiglio, l’ambasciatore ruandese Eugène-Richard Gasana, dopo due ore di consultazioni a porte chiuse, i 15 Paesi membri chiedono un “ritorno all’accordo di cessate il fuoco del novembre 2012” tra Israele e Hamas. Il Consiglio di sicurezza invoca inoltre “il rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la protezione dei civili” nonché “la necessità di migliorare la situazione umanitaria” nella Striscia di Gaza.
Secondo dati riferiti dalla Bbc, dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 502 palestinesi, la maggior parte dei quali civili. Secondo le autorità palestinesi, i feriti sono 3.135. Nello stesso periodo sono stati uccisi 18 soldati (la peggiore perdita dal 2006 per l’esercito ebraico) e due civili israeliani.
E intanto, mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha definito l’operazione israeliana di ieri “un massacro”, il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu non sembra lasciarsi dissuadere dal sangue versato finora. “Completeremo la missione – ha detto -. Riporteremo la pace nel sud e nel centro di Israele. Non abbiamo scelto di entrare in questa campagna, ci è stata imposta”.
Campagna che si gioca anche nell’ambito mediatico. Il 20 luglio Hamas ha dichiarato di aver catturato un soldato israeliano, ma l’esercito israeliano ha negato che ci siano stati dei prigionieri. “Nessun soldato israeliano è stato fatto prigioniero, e sono false le voci che lo affermano”, ha detto Ron Prosor, ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite.
Terribilmente vere le urla di una terra falcidiata da un duro conflitto che si protrae da due settimane. La situazione umanitaria è al collasso. L’organizzazione dei rifugiati dell’Onu Unrwa ha riferito di 62mila sfollati a Gaza (ma fonti locali parlano di 81mila) che hanno trovato posto in 49 scuole dell’agenzia. Per far fronte all’emergenza, l’Egitto ha deciso di riaprire il valico di Rafah con la Striscia per consentire l’accesso di aiuti ai feriti.
(F.C.)