Il Papa saluta Napoli con un evidente segno di speranza espresso nell’incontro con i giovani sul Lungomare di via Caracciolo.
Gli illuministi del Seicento consideravano la città il “paradiso dei diavoli” per indicarne una bellezza spesso oltraggiata dalla corruzione e dal peccato.
Papa Francesco, invece ha detto nella sua omelia di Piazza del Plebiscito: “Dio vive a Napoli”.
La città, baciata dal Signore, stuprata dagli uomini, il Papa ha la consapevolezza di come al pessimismo neorealista del fujitevénne (scappate via) del teatro di Eduardo De Filippo, si debba invece investire nell’enorme risorsa umana di una città italiana dal più alto tasso demografico di nascite e di giovani.
A Napoli, uomini come Giambattista Vico hanno aperto frontiere di interpretazioni storiche lungimiranti, approfondendo la capacità di guardare al presente, che è sempre un divenire.
L’anfiteatro naturale della città, le sue vestigia di antiche civiltà, il ridente golfo con le sue isole, il dormiente ma sempre minaccioso Vesuvio rendono l’antica Parthenope unica nella sua bellezza.
La bellezza che salva il mondo, tuttavia, non è l’armonia delle forme, né la perfezione delle parti, ma il Cristo Crocifisso, il volto bello del Padre, l’Amore misericordioso di Dio.Nessuno più dei giovani è vulnerabile al male, alla disarmonia interiore dell’uomo di oggi, tra conflittualità sociale, religiosa, culturale, tra la desacralizzazione di ogni valore e la bruttezza che spesso sembra regnare nel nostro relazionarci, nell’aggressività, nella violenza, nella volgarità dei costumi, nell’incuria verso l’ambiente, nelle brutte parole che hanno invaso il nostro vocabolario, sporcando la nostra lingua.
La lotta tra il bene e il male viene proposta ai giovani napoletani anche come scelta tra il bello e il brutto alla cui sensibilità si viene affinati dalla fede e dalla cultura.
Papa Francesco spinge a vivere la speranza e incoraggia i giovani a rinnovare il mondo.
In questo mondo pervaso dalla mentalità usa e getta, la cosiddetta cultura dello scarto di cui parla Bergoglio, si ha l’impressione che le nuove generazioni siano afflitte dalla mancanza di opportunità, di certezze, di valori saldi.
Nei momenti più difficili della sua storia Napoli ha saputo trarre dalle sue risorse spirituali il meglio di sé con una fioritura di santi che affollano l’Empireo.
La loro azione sopperiva alle carenze delle istituzioni e della società civile, alle assenze dei padri e al malcostume degli adulti ponendosi come fiammelle capaci di far luce nel buio dilagante.
La presenza di Papa Francesco incoraggia la Chiesa di Napoli a continuare l’opera intrapresa ponendo Cristo al centro della vita di ognuno, con la gioia del cuore che libera dalla solitudine e dalla dittatura del male quotidiano.
I giovani di Napoli possono vivere sul Lungomare di Caracciolo un’esperienza unica di aggregazione e di comunione nella riscoperta di un ideale di vita cristiano, in una cultura dell’incontro, che rappresenta l’unica esaustiva risposta ai loro tanti perché.
Dalla vicina Piedigrotta, l’icona mariana ivi venerata è quella di Maria che indica il cammino, un cammino che non può essere che Cristo stesso.
“A Maronna v’accumpagn” ha detto infatti il Papa ai giovani, convinto che se in essi permane la speranza, Napoli non muore.