Discorso del Papa al Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 18 maggio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo sabato in udienza i partecipanti all’incontro del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie.

Share this Entry

* * *

Signor Cardinale,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle,

sono particolarmente lieto di incontrarmi con tutti voi, che siete direttamente impegnati nelle Pontificie Opere Missionarie, organismi al servizio del Papa e dei Vescovi delle Chiese locali per realizzare il mandato missionario di evangelizzare le genti fino agli estremi confini della Terra. Al Signor Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, dirigo, in primo luogo, il mio cordiale ringraziamento per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti i presenti. Estendo il mio saluto al Segretario ed a tutti i Collaboratori del Dicastero missionario, sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche. Carissimi, grazie alla vostra intensa opera che l’affermazione del Concilio, secondo la quale “tutta la Chiesa per sua natura è missionaria”, diviene effettiva realtà. Le Pontificie Opere Missionarie hanno il carisma di promuovere tra i cristiani la passione per il Regno di Dio, da stabilire dovunque attraverso la predicazione del Vangelo. Sorte con questo respiro universale, sono state uno strumento prezioso nelle mani dei miei Predecessori, che le hanno elevate al rango di Pontificie, raccomandando ai Vescovi di istituirle nelle loro diocesi. Il Concilio Vaticano II giustamente ne ha riconosciuto il primo posto nella cooperazione missionaria, “perché sono mezzi sia per infondere nei cattolici, fin dall’infanzia, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire un’adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo la necessità di ciascuna” (Ad Gentes, 3e). Il Concilio ha particolarmente approfondito la natura e la missione della Chiesa particolare, riconoscendone la piena dignità e responsabilità missionaria.

La missione è un compito e un dovere di tutte le Chiese, che come vasi comunicanti condividono persone e risorse per realizzarla. Ogni Chiesa locale è il popolo scelto tra le genti, convocato nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, per “far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce” (Lumen gentium, 10). Essa è il luogo dove lo Spirito si manifesta con la ricchezza dei suoi carismi, donando ad ogni fedele la chiamata e la responsabilità della missione. La sua è missione di comunione. Ai germi di disgregazione tra gli uomini, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, la Chiesa locale contrappone la forza generatrice di unità del Corpo di Cristo.

Papa Giovanni Paolo II poteva con gioia affermare che “si sono moltiplicate le Chiese locali, fornite di propri Vescovi, clero e personale apostolico; … la comunione tra le Chiese porta ad un vivace scambio di beni spirituali e di doni; si sta affermando una coscienza nuova: cioè che la missione riguarda tutti i cristiani, tutte le diocesi e parrocchie, le istituzioni e associazioni ecclesiali” (RMI, 2). Grazie alla riflessione che hanno sviluppato in questi decenni, le Pontificie Opere Missionarie si sono inserite nel contesto dei nuovi paradigmi di evangelizzazione, e del modello ecclesiologico di comunione tra le Chiese. E’ chiaro che esse sono Pontificie, ma per diritto sono anche episcopali, in quanto strumenti nelle mani dei Vescovi per realizzare il mandato missionario di Cristo. “Pur essendo le opere del Papa, le Pontificie Opere Missionarie sono anche dell’intero Episcopato e di tutto il Popolo di Dio” (Paolo VI, Messaggio per la Giornata Mondiale del 1968). Sono lo strumento specifico, privilegiato e principale per l’educazione allo spirito missionario universale, per la comunione e la collaborazione inter-ecclesiale nel servizio dell’annuncio del Vangelo (cfr Statuto, 18).

Anche in questa fase della storia della Chiesa, che si è riconosciuta per sua natura missionaria, il carisma e il lavoro delle Pontificie Opere Missionarie non si sono esauriti, e non devono venire meno. Resta ancora urgente e necessaria la missione di evangelizzare l’umanità. La missione è un dovere, cui bisogna rispondere: “Guai a me se non evangelizzo” (1 Cor 9, 16). L’apostolo Paolo, a cui la Chiesa dedica uno speciale anno nel ricordo dei duemila anni dalla nascita, ha compreso sulla via di Damasco e poi sperimentato nel corso del successivo ministero che la redenzione e la missione sono atti d’amore. E’ l’amore di Cristo che lo spinge a percorrere le strade dell’impero romano, ad essere araldo, apostolo, banditore del Vangelo (cfr 2 Tm 2, 1,11) e a farsi tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno (cfr 1 Cor 22). “Chi annuncia il Vangelo partecipa alla carità di Cristo, che ci ha amati e ha donato se stesso per noi (cfr Ef 5,2), è suo ambasciatore e supplica in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio! (cfr 2 Cor 5, 20)” (Congregazione per la dottrina della Fede, Nota su alcuni aspetti dottrinali dell’evangelizzazione, n. 10). E’ l’amore che ci deve spingere ad annunciare con franchezza e coraggio a tutti gli uomini la verità che salva (cfr Gaudium et spes, 28). Un amore che si deve irradiare dovunque e raggiungere il cuore di ogni uomo. Gli uomini infatti attendono Cristo.

Le parole di Gesù, “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nei nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20), costituiscono ancora un mandato obbligatorio per tutta la Chiesa e per ogni singolo fedele di Cristo. Questo impegno apostolico è un dovere ed anche un diritto irrinunciabile, espressione propria della libertà religiosa, che ha le sue corrispondenti dimensioni etico-sociali ed etico-politiche (cfr Dignitatis humanae, 6). Alle Pontificie Opere è chiesto di rendere la Missio ad Gentes il paradigma di tutta l’attività pastorale. Ad esse, e in modo particolare alla Pontificia Unione Missionaria, spetta il compito di “promuovere, cioè, e diffondere sempre più nel popolo cristiano il mistero della Chiesa, ovvero questo fattivo spirito missionario” (Paolo VI, Graves et Increscentes). Sono sicuro che continuerete ad impegnarvi con tutto il vostro entusiasmo, perché le vostre Chiese locali sempre più generosamente assumano la loro parte di responsabilità nella missione universale.

A tutti la mia Benedizione.

[© Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana]

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione