ROMA, lunedì, 17 novembre 2008 (ZENIT.org).- Dietro il caso di Eluana Englaro, la donna originaria di Lecco in stato vegetativo da quasi 17 anni, si cela il rischio di considerare l’uomo come un oggetto.
Ad affermarlo è stato il Cardinale Camillo Ruini, Presidente del Comitato per il Progetto culturale dal Consiglio Episcopale permanente della CEI, intervenendo domenica alla trasmissione “A Sua Immagine”.
Il Cardinale ha da subito confessato di aver appreso “con grande tristezza e anche con un certo smarrimento”, il recente pronunciamento della Cassazione che ha dichiarato inammissibile, per difetto di legittimazione, il ricorso della Procura generale di Milano sulla vicenda di Eluana, che di fatto ne ha autorizzato la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.
“Non pensavo che a distanza di pochi anni, si potesse ripetere in Italia quello che è accaduto negli Stati Uniti con Terry Schiavo”, ha aggiunto il porporato affermando di sentirsi molto vicino alle Suore Misericordine che per 14 anni hanno accudito Eluana.
“Questa sentenza è profondamente, tragicamente, sbagliata, certamente per la sorte concreta di Eluana, e potenzialmente per la sorte di tante altre persone che in Italia sono nelle sue stesse condizioni”, ha commentato.
“Ma c’è qualcosa che ancora molto più generale, che riguarda tutti noi – ha precisato –. C’è il rischio che decisioni come questa spingano a considerare l’uomo non come un vero soggetto, ma come un oggetto, che può essere trattato come tutti gli altri oggetti”.
“Alla base di tutto c’è, secondo me, un grande equivoco, quello di considerare oggi Eluana alla luce di quello che era ieri, prima che avesse l’incidente”, ha spiegato.
“L’Eluana di ieri conduceva una vita completamente diversa, aveva esigenze diverse; l’Eluana di oggi ha esigenze modeste, ha bisogno di un po’ di cibo e di acqua e negarle questo è veramente un errore tragico”, ha quindi affermato.
“Io vengo da Reggio Emilia – ha raccontato il porporato – dove da molti anni c’è una Congregazione di suore che ha costruito delle case della carità dove vengono accolte tante persone che magari non sono nello stato vegetativo di Eluana, però non hanno assolutamente l’uso della ragione […] e tutte queste persone vengono assistite e io che ho visitato spesso queste case, so che, a loro modo, queste persone sono contente”.
Per questo, ha proseguito, “la Chiesa non rinuncerà mai […] a pregare per queste persone”, come “non potrà rinunciare al suo impegno culturale e pubblico, perché la gente capisca tutto questo e perché la cultura e le leggi ne tengano conto”.
“Non potrà rinunciare a far sì che l’uomo capisca di essere persona, di essere soggetto e non soltanto oggetto”, ha concluso.