Pope Francis celebrates Mass in the Shrine of Our Lady of Charity of El Cobre

PHOTO.VA

"La Chiesa esca, abbatta muri e accompagni le situazioni ‘imbarazzanti’ della gente. Come Maria…"

Nel Santuario de El Cobre, Francesco invita a portare avanti la “rivoluzione della tenerezza” e custodire la fede nella Vergine, come le nonne e alle madri di Cuba, nonostante dolori e privazioni

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Va dritto all’anima del popolo cubano il Papa, parlando dal Santuario dedicato alla “Virgen de la Caridad del Cobre”, ovvero colei che sintetizza la storia e l’essenza di tutto il paese. Un’anima, quella degli abitanti di Cuba “forgiata tra dolori, privazioni che non sono riusciti a spegnere la fede”. Quella fede che – afferma Francesco – “si è mantenuta viva grazie a tante nonne che hanno continuato a render possibile, nella quotidianità domestica, la presenza viva di Dio; la presenza del Padre che libera, fortifica, risana, dà coraggio ed è rifugio sicuro e segno di nuova risurrezione.” 

Nonne, madri, ragazze, di qualsiasi età o estrazione sociale: a loro va la gratitudine del Pontefice, ma anche a tante altre “che con tenerezza e affetto sono state segni di visitazione, di coraggio, di fede per i loro nipoti, nelle loro famiglie”. Donne che “hanno tenuto aperta una fessura, piccola come un granello di senape, attraverso la quale lo Spirito Santo ha continuato ad accompagnare il palpitare di questo popolo”. Donne che, in sostanza, hanno seguito l’esempio della Vergine Maria, “la prima discepola”. A lei il Santo Padre dedica buona parte dell’omelia della Messa in questo luogo di culto che dal 1684 è tanto caro ai cubani, non solo cattolici. La Madonna, “una giovane forse tra i 15 e i 17 anni, che in un villaggio della Palestina è stata visitata dal Signore che le annunciava che sarebbe diventata la madre del Salvatore”. 

“Lungi dal credersi chissà chi – osserva Francesco – e dal pensare che tutti sarebbero venuti ad assisterla o servirla, lei esce di casa e va a servire. Va ad aiutare sua cugina Elisabetta”. Maria esce,  e lo a mossa da quella gioia “che scaturisce dal sapere che Dio è con noi”, e che dunque “risveglia il cuore, mette in movimento le nostre gambe, ‘ci tira fuori’, ci porta a condividere la gioia ricevuta come un servizio, come dedizione in tutte quelle situazioni ‘imbarazzanti’ che i nostri vicini o parenti stanno vivendo”. 

È questo ciò che racconta il Vangelo odierno, ponendoci di fronte “alla dinamica che il Signore genera ogni volta che ci visita: ci fa uscire da casa”. “La presenza di Dio nella nostra vita non ci lascia mai tranquilli, ci spinge sempre a muoverci – rimarca Bergoglio -. Quando Dio ci visita, sempre ci tira fuori di casa. Visitati per visitare, incontrati per incontrare, amati per amare”. E la Vergine ne è il perfetto esempio: esce “in fretta”, “passo lento ma costante”, “passi che sanno dove andare; passi che non corrono per ‘arrivare’ troppo rapidamente o vanno troppo lenti come per non ‘arrivare’ mai”. “Né agitata né addormentata”, Lei “va di fretta, per accompagnare sua cugina incinta in età avanzata”. 

Da quel primo giorno questa è sempre stata “la sua caratteristica particolare”: visitare “tanti uomini e donne, bambini e anziani, giovani”, e “accompagnare nelle drammatiche gestazioni di molti dei nostri popoli”. Lei – evidenzia Bergoglio – “ha protetto la lotta di tutti coloro che hanno sofferto per difendere i diritti dei loro figli”. E ora, “non cessa di portarci la Parola di vita, suo Figlio, nostro Signore”.

Lo ha fatto e lo continua a fare anche con la patria cubana “nata e cresciuta nel calore della devozione alla Vergine della Carità”. “Anche queste terre sono state visitate dalla sua presenza materna”, ricorda il Papa, richiamando le parole dei presuli dell’isola: “Ella ha dato una forma propria e speciale all’anima cubana suscitando nel cuore dei cubani i migliori ideali di amore per Dio, per la famiglia e per la Patria”.

Parole che riverberano quelle scritte un secolo prima dai veterani della lotta per l’indipendenza cubana, che implorarono il Papa Benedetto XV di proclamare solennemente come Patrona del Paese la Virgen del Cobre, la cui devozione non è mai stata scalfita né dalle “disgrazie”, né dalle “privazioni”. 

E in questo Santuario, oggi, è conservata tutta “la memoria del santo Popolo fedele di Dio che cammina a Cuba”, rileva Francesco. Da qui Maria, “Madre della Carità”, “custodisce le nostre radici, la nostra identità, perché non ci perdiamo sulle vie della disperazione”.  

Per questo la fede nella Vergine non va perduta, ma anzi rinnovata “generazione dopo generazione, giorno dopo giorno”. Siamo invitati – rimarca Bergoglio – “a vivere la rivoluzione della tenerezza come Maria”, ma anche a “uscire di casa”, a “tenere gli occhi e il cuore aperti agli altri” e a custodire quella fede che ci fa “andare incontro agli altri per condividere gioie e dolori, speranze e frustrazioni”. Che “ci porta fuori di casa per visitare il malato, il prigioniero, chi piange e chi sa anche ridere con chi ride, gioire con le gioie dei vicini”. 

Quindi un nuovo invito al servizio, come nella Messa a L’Avana. “Come Maria – afferma il Pontefice – vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità”. Come Maria, insiste, “vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione” e che sa “accompagnare tutte le situazioni ‘imbarazzanti’ della nostra gente, impegnati nella vita, nella cultura, nella società, non nascondendoci ma camminando con i nostri fratelli”. “Tutti insieme – aggiunge a braccio – tutti insieme, tutti figli di Dio, figli di Maria, figli di questa nobile terra cubana”.

Questo è il “cobre”, il “rame” più prezioso, la “più grande ricchezza” e la “migliore eredità” che possiamo lasciare a Cuba, conclude il Papa: “Come Maria, imparare ad uscire di casa sui sentieri della visitazione”.  

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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