L’esodo delle popolazioni dal Sud verso il Nord del mondo non è il “male” ma il “sintomo” di quel male. Lo ha affermato il cardinale arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, intervenendo oggi pomeriggio al Consiglio d’Europa, al congresso Risposte locali alle sfide dei diritti umani. La migrazione, la discriminazione, l’inclusione sociale.
C’è una contraddizione evidente, ha evidenziato il cardinale, tra i “flussi economici e commerciali”, incoraggiati dai governi e dal sistema economico, che, però, al tempo stesso scoraggiano “il movimento di persone”.
Da vescovo operativo nel Sud Italia, in una terra che si affaccia all’Africa (la diocesi di Agrigento comprende anche Lampedusa), Montenegro ha ricordato che l’immigrazione, negli ultimi vent’anni è “decuplicata”, mentre negli ultimi cinque anni è “più che raddoppiata”.
In questo scenario, ha ricordato il porporato, l’Italia, assieme agli Stati Uniti, “è stato negli anni scorsi il Paese a più alta pressione migratoria e ciò ha riflessi nella vita sociale, economica e culturale della nazione, in particolare negli ambiti del lavoro, della famiglia e della scuola. Questo e altri elementi cambiano le città, la nazione, l’Europa”.
Gli africani che aspirano a trasferirsi in Europa, vedono troppo spesso il loro “sogno” mutarsi in “tragedia”, finendo seppelliti in quella “tomba liquida” che è il Mediterraneo.
L’atteggiamento ricorrente dei nostri Paesi nei confronti di questi afflussi è di “preoccupazione”, mentre “nuove politiche economiche nel continente africano ed eventuali nuovi assetti del Mediterraneo potrebbero destabilizzare consolidati equilibri economici, politici e sociali del vecchio continente”.
Da parte sua, l’isola di Lampedusa si presenta come un “modello nuovo e vecchio di convivenza e di rispetto possibili”: di fronte a un sistema educativo italiano che prevedeva solo 3000 posti, “il volontariato laico ed ecclesiale spesso ha supplito le istituzioni nell’accoglienza”, ha sottolineato l’arcivescovo di Agrigento.
Con una situazione esplosa nel 2014 (170.081 migranti arrivati sulle spiagge italiane, tre volte quelli giunti nel biennio 2012-2013), “un ruolo importante in questi viaggi della speranza l’hanno avuto le forze armate di mare, diventate un grande strumento umanitario”.
Il cardinale Montenegro ha quindi riconosciuto il buon successo dell’operazione Mare Nostrum che ha catturato oltre 700 trafficanti, non riuscendo però a salvare oltre 300 annegati.
“La Santa Sede – ha proseguito - auspica che gli Stati membri europei possano condividere efficaci misure comuni per affrontare questioni di prioritaria importanza, come l’assistenza di emergenza ai richiedenti asilo e la creazione di canali umanitari per facilitare le procedure burocratiche e ridurre i centri di detenzione, la protezione dei minori non accompagnati, il ricongiungimento familiare e il contrasto alla migrazione irregolare”.
L’augurio del porporato è quello che l’Unione Europea assuma normative che possano diventare “un modello per altre aree del mondo, se non dimenticano la storia di grande esperienza umanitaria del continente europeo e le sue radici nel rispetto della dignità di ogni persona”.
È inoltre importante, ha aggiunto l’arcivescovo di Agrigento, che non “abbassare la guardia sulle nuove fragilità e sulla povertà degli immigrati”, né sulla “precarietà” e sull’“irregolarità lavorativa”.
Oltre che un “cambiamento legislativo”, serve “la consapevolezza che non possono esistere situazioni riconosciute di illegalità e di sfruttamento lavorativo, che non permettono la cittadinanza e la tutela, o alimentano mafie, corruzione e sfruttamento a danno del Paese ospitante, oltre che degli stessi immigrati”.
Il cardinale Montenegro ha infine invocato una “riflessione critica”, in nome della “dignità della persona umana” e della “sacralità della vita” da parte di tutte le istituzioni coinvolte e in modo che la migrazione non diventi “l’unica scelta possibile”.