La notizia è triste, ma serve almeno a far chiarezza su una vicenda che i media avevano trattato in maniera confusa e controversa. La storia ha inizio l’11 luglio 2013, quando, in seguito ad una precedente visita apostolica, papa Francesco ha emesso un decreto per il commissariamento della Congregazione dei Francescani dell’Immacolata.
Le argomentazioni del commissariamento sembravano riguardare solo il divieto ai frati di celebrare la messa secondo la forma straordinaria del rito romano antico di San Pio V, più noto come "Messa tridentina".
Da allora i media si sono occupati spesso della vicenda. Critiche e, a volte, anche insulti sono stati rivolti al Commissario apostolico della Congregazione, padre Fidenzio Volpi e a padre Alfonso Bruno che, dal 5 settembre 2013, era stato nominato segretario generale dell’Istituto .
Seppure i quattro quinti dei Francescani dell’Immacolata avessero giurato fedeltà al Commissario indicato dal Pontefice alcuni organi di informazione hanno continuato a criticare il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata. Padre Volpi e anche padre Bruno sono stati indicati come coloro che stavano operando una ingiustizia contro il fondatore e i suoi seguaci.
Ieri è giunta poi la notizia che la Guardia di Finanza di Avellino ha eseguito il sequestro preventivo di 59 fabbricati, 17 terreni, un impianto radiofonico e cinematografico, 5 impianti fotovoltaici dislocati su tutto il territorio nazionale, 102 autovetture, alcuni conti bancari, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, la cui proprietà è riferibile alle associazioni “Missione dell’Immacolata” e “Missione del Cuore Immacolato”.
Il sequestro fa seguito ad un ipotesi di truffa aggravata e falso ideologico, secondo cui i beni che appartenevano all’istituto religioso sarebbero passati nelle mani di persone e di associazioni esterne alla struttura religiosa.
Secondo il comunicato della Procura, “le articolate indagini sviluppate dalle Fiamme Gialle hanno permesso di svelare una serie di condotte fraudolente attuate da alcune persone operanti nell’ambito delle associazioni le quali, nonostante il commissariamento della congregazione dei Frati francescani dell’Immacolata, hanno proceduto alle modifiche degli statuti delle due associazioni allo scopo di mantenere il controllo sulle stesse ma anche e soprattutto sui loro cospicui patrimoni, così da impedire al commissario apostolico di esercitare le prerogative che gli statuti assicurano al governo dell’ordine religioso”.
Insomma, il patrimonio dell’Istituto è stato sottratto al controllo del commissario della Santa Sede. Tutti i beni sequestrati sono stati affidati in custodia giudiziale a padre Fidenzio Volpi, commissario apostolico che agisce per conto del Vaticano.
In merito all'accaduto, sul proprio sito, i Francescani dell’Immacolata hanno “ringraziato sentitamente l’Autorità Giudiziaria e i componenti della Guardia di Finanza di Avellino per la brillante operazione grazie alla quale i beni riferiti all’Istituto potranno essere ricondotti all’uso cui sono destinati: l’assistenza spirituale, le attività caritative e quelle missionarie, nel rispetto del nostro carisma originario”.
Il comunicato prosegue sottolineando che “la quantità e l’identità dei beni sequestrati ci era in gran parte sconosciuta, il che conferma i dubbi sulla trasparenza della loro gestione”. “L’azione svolta dalla Autorità Civile esprime e rafforza lo spirito di collaborazione, rivolta a perseguire il bene comune, con l’Autorità Ecclesiastica, ed è di buon auspicio per la concordia della nostra collettività. Da parte dei Frati Francescani dell’Immacolata sarà offerta la massima collaborazione alle indagini”.
Ai generosi benefattori che hanno dato loro sostegno, i Francescani dell’Immacolata assicurano “la preghiera e la profonda gratitudine: in questo momento teniamo a rassicurarli del fatto che quanto da essi donato ritroverà la destinazione che li ha motivati”.
Per evitare ogni ambiguità, il comunicato precisa infine che “qualora alcuni di essi abbiano riferito le loro donazioni ad una particolare figura di Religioso, ricordiamo che noi tutti siamo vincolati al Voto di Povertà individuale e collettivo, per cui i proventi della carità a noi conferita possono lecitamente essere destinati soltanto alle attività svolte dall’Istituto, in conformità con la normativa canonica sui Beni Ecclesiastici”.