Alfredino

“Mio Dio, se tu non mi parli, sono come colui che sprofonda nella fossa”

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Anni fa, protagonista suo malgrado, un bambino di sei anni. Non si sa come, non si sa perché, improvvisamente Alfredino scomparve.

Durante le ricerche spasmodiche, dei genitori, dei parenti, nelle campagne dei Castelli Romani, venne individuato un pozzo incustodito dal quale si fece udire la voce implorante del piccolo.

Una dopo l’altra, si misero subito in moto tutte le iniziative e possibilità di soccorso. Fu per alcune ore, una gara contro il tempo per salvare la vita ad Alfredino. Alcune persone si offrirono di calarsi dentro le strettoie del pozzo.

Ricordo che fu scelto un giovane, Angelo, particolarmente agile; capace di passare attraverso quel cunicolo fino ad arrivare ai trenta metri di profondità dove Alfredino si era impigliato e fermato nella sua caduta.

Mentre fervevano le varie e intense operazioni di soccorso, si comprese che era urgente tenere desto Alfredino. Se si fosse per caso addormentato o assopito facilmente sarebbe precipitato ancora più in giù.

A questo scopo si susseguirono, a turno, in superficie, alla bocca del pozzo, varie persone con l’intento di parlare in continuazione, dialogare senza interruzione con Alfredino.

L’intervento della televisione aveva portato l’avvenimento in tutte le case ed era diventato il caso nazionale. Io stesso passai la notte davanti al video quasi a sollecitare, a collaborare con chi si dava da fare.

La parola d’ordine era: a tutti i costi, dialogare col bimbo, parlargli, tenerlo sveglio perché non sprofondi. Tra le tante voci che si susseguivano a tener sveglio Alfredino, la più efficace era certo la voce della mamma. Era lei che doveva impegnarsi a parlargli in continuazione.

Così prega il Salmista: “Mio Dio, se tu non mi parli, sono come colui che sprofonda nella fossa”.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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