Dove porta l'amore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 12,1-11

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Lettura

Mancano esattamente sei giorni alla festa di Pasqua e per questo motivo la liturgia ci propone il Vangelo dell’unzione di Betania, avvenuta proprio sei giorni prima dell’ultima Pasqua celebrata da Gesù a Gerusalemme. Per l’evangelista Giovanni Gesù si trova a casa di Lazzaro, Marta e Maria, i tre fratelli suoi amici. Per Marco e Matteo, che non riferiscono il nome della donna, Gesù si trova invece a casa di un certo Simone il Lebbroso. Anche Luca riferisce un episodio simile, ma esso coinvolge un’anonima donna e avviene nel contesto dell’attività di Gesù in Galilea (7,36-50).

Meditazione

Maria di Betania è presentata altre due volte nei Vangeli. La prima volta, «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola» (Lc 10,39), mentre la sorella Marta «era distolta per i molti servizi». La seconda volta, dopo la morte del fratello Lazzaro, va incontro a Gesù dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» (Gv 11,32). Lo riconosce quindi non solo come Maestro che offre un insegnamento di vita, ma anche come Signore, che può guarire e restituire la vita. Il Vangelo odierno riporta i gesti compiuti nei riguardi di Gesù, gesti carichi di affetto e di significato: di affetto, perché chi ama non tiene conto di quanto spende, di quello che perde, di cosa pensano gli altri; di significato, perché quel gesto prelude alla morte di Gesù, agli aromi con cui le donne avrebbero cosparso il suo corpo il mattino di Pasqua. È Gesù che svela il profondo significato del gesto compiuto da Maria, che forse eccede le sue intenzioni: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura». Maria di Betania è dunque modello del discepolo che si nutre della parola di Gesù, che lo riconosce come Signore e Dio, che ne annuncia la morte e ne proclama la risurrezione. A Maria, esempio positivo di amore disinteressato, è contrapposto Giuda, esempio negativo di attaccamento al denaro. Lui, il «ladro», come lo definisce senza mezzi termini l’Evangelista, non sopporta quello spreco ed evoca i poveri ai quali si sarebbe potuto dare l’equivalente di quel costosissimo nardo. Non capisce che cospargere i piedi di Gesù di profumo è un atto di culto che non disimpegna dalla carità, come l’orazione non disimpegna dall’azione, alla quale Gesù stesso ci rimanda: «I poveri li avete sempre con voi».

Preghiera

Signore, molte volte non sono disposto a spendere ogni mia risorsa per il mio fratello, perdendo così la parte più importante della mia essenza: le relazioni. Vieni a visitarmi e dona il tuo respiro alla mia casa perché io possa accoglierti e servirti nel silenzio della mia attesa.

Agire

L’amicizia è un dono prezioso e santo perché è la presenza di Gesù in mezzo a noi.

Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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