Lettura
La Passione secondo Marco è la più vicina nel tempo ai fatti accaduti a Gerusalemme venerdì 7 aprile dell’anno 30, e il racconto della morte e della risurrezione di Gesù costituisce il nucleo più antico dei Vangeli. Anzi, è il Vangelo stesso, la bella notizia che la Chiesa, la quale nasce dalla croce e dal sepolcro vuoto, porta al mondo. Per Marco la morte in croce di Gesù è uno scandalo e solo lui riporta quelle parole ai discepoli: «Tutti rimarrete scandalizzati perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse». Ma la croce resta l’unica via per conoscere Cristo.
Meditazione
Di fronte al Crocifisso e a tutti i crocifissi della storia, la fede vacilla. Marco accentua più degli altri evangelisti l’estrema angoscia di Gesù nel Getsèmani, dove non solo «sente paura e angoscia», ma anche «cade a terra», quasi schiacciato dal peso della croce che sta per ricevere. La croce spaventa e rende impotenti, nudi. Solo Marco riferisce di quel ragazzo, con «addosso soltanto un lenzuolo», accorso al giardino degli ulivi insieme alla folla. Inizialmente ha il coraggio di seguire Gesù, anche dopo che tutti lo hanno abbandonato; ma, appena viene afferrato dalle guardie, «lasciato cadere il lenzuolo, fugge via nudo». La croce rende umili e obbedienti: «Cristo spogliò se stesso – scrive Paolo ai Filippesi – assumendo una condizione di servo; umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce». Solo stando ai piedi della croce è possibile capire chi è veramente Gesù. Tutto il Vangelo di Marco è percorso da quell’interrogativo: «Chi è costui, al quale anche il mare e il vento obbediscono?». La risposta è data solo alla fine. Non la danno i discepoli, ma un centurione romano: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio». Si completano così le rivelazioni del Battesimo e della Trasfigurazione. Solo Marco specifica che quel centurione «si trovava di fronte a lui» e che fa questa affermazione «dopo averlo visto spirare in quel modo». Il racconto della passione e della morte di Gesù ci invita a entrare nelle vicende narrate, a immedesimarci in ciascuno dei personaggi per sentire e cogliere il senso profondo delle ultime parole e degli ultimi gesti di Cristo: quello che dice e quello che fa, lo dice e lo fa per ciascuno di noi.
Preghiera
Signore Gesù, tu che ti sei caricato della mia umana fragilità per farmi sentire la vicinanza di Dio Padre, fa’ che anch’io attraversi la soglia della misteriosa fecondità del tuo dolore. Allora potrò annunciare «il tuo nome ai miei fratelli», come riscoperta di pienezza per una vita senza fine.
Agire
All’inizio della settimana santa velo la mia anima, mi svuoto da ogni superfluo, cerco di avere in me gli stessi sentimenti di Cristo e ripeto: «Signore, il tuo amore è per sempre!».
Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it