Contro la persecuzione anticristiana c’è finalmente convergenza tra Nazioni Unite e chiese mediorientali. Durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, il segretario generale Ban Ki-moon ha condannato le “atrocità commesse contro le minoranze dall’Is”, sollecitando una “risposta urgente” che metta “fine alle impunità”.
A questo proposito, il segretario generale ha annunciato un piano di prevenzione dell’estremismo violento e di protezione delle minoranze in Medio Oriente, che sarà presentato a settembre.
Alla sessione è intervenuto anche il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Rapahel Sako, che ha sottolineato quanto la “primavera araba” abbia avuto “conseguenze dannose per i cristiani”.
“Stiamo vivendo una situazione catastrofica che spinge molte famiglie alla fuga”, ha dichiarato il patriarca. “Se solo avessimo avuto l’opportunità di lavorare in armonia con il mosaico di religioni e gruppi etnici che compongono la nostra regione, avremmo visto prendere forma una forza capace di guidare la regione verso la pace, la stabilità e il progresso”, ha aggiunto.
Monsignor Sako ha quindi chiesto “pieno sostegno al governo centrale e al governo regionale curdo nella liberazione di tutte le città irachene e, per quanto concerne in special modo noi cristiani, yazidi e Shabaks, la città di Mosul e tutte le cittadine e villaggi della piana di Ninive”.
Al tempo stesso, parlando di terrorismo islamico, il patriarca ha invitato a non generalizzare, poiché “vi è una maggioranza silenziosa e pacifica di musulmani che respingono la politicizzazione della religione; essi accettano di vivere una vita normale con gli altri, all’interno dello stato civile e seguendo i dettami del diritto”.
Nel perseguimento della pace e della stabilità, ha osservato Sako, non bastano le “azioni militari”: queste ultime da sole, “non sono in grado di smantellare questo modo totalizzante di pensare che distrugge esseri umani e pietre, in altre parola la civiltà”.