Bombe sullo Yemen, la crisi si aggrava

L’Arabia Saudita ha annunciato l’inizio di raid contro i ribelli sciiti Hutni, che stanno avanzando nel Paese. Dure critiche da parte di Iran e Siria

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Un altro fronte di guerra rischia di esplodere. È lo Yemen, dove nella notte aerei dell’Arabia Saudita hanno bombardato postazioni dei ribelli sciiti Hutni che, con le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, stanno dilagando nel paese fino a raggiungere Aden, la più importante città del Sud. Gli stessi ribelli hanno messo una taglia su Abed Rabbo Mansur Hadi, presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, il quale secondo l’agenzia Ap avrebbe lasciato il Paese a bordo di un’imbarcazione per una destinazione sconosciuta.

Si registra l’invio nello Yemen da parte dell’Arabia Saudita di 150mila soldati e 100 aerei caccia, oltre ad unità navali. Le azioni saudite trovano l’appoggio di alcuni settori del mondo arabo, come la Giordania e l’Egitto. In un comunicato, il ministero degli Esteri del Cairo annuncia che “è in corso un coordinamento con l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo per la partecipazione di una forza aerea, navale e di terra alla coalizione”. Per l’Egitto non si tratterebbe del primo intervento nello Yemen: negli anni sessanta inviò migliaia di truppe per sostenere un colpo di Stato repubblicano che rovesciò una monarchia sciita.

Ed è proprio nei settori dello sciismo che si stanno vivendo con apprensione gli eventi. Secondo il ministero degli Esteri dell’Iran i bombardamenti dello Yemen rappresentano un “passo pericoloso” che peggiorerà la crisi. Sulla stessa lunghezza d’onda è la Siria, governata da Bashar al Assad, appartenente alla confessione alawita e vicino all’Iran. Il ministero degli Esteri di Damasco ha affermato che l’attacco “viola tutte le leggi internazionali e l sovranità yemenita”. L’agenzia di stampa siriana Sana ha annunciato che finora i bombardamenti hanno provocato la morte di “13 civili, compresi donne e bambini.

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ZENIT Staff

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