"Si è formatori o deformatori?"

Alla festa del Regina Apostolorum, mons. Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, invita i giovani ad essere innamorati di Gesù

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Bisogna porre molta attenzione alla formazione integrale dei candidati al seminario e dei giovani sacerdoti, perché se il professore non è un formatore profondo, può diventare un “deformatore”.

Lo ha detto stamane Monsignor José Rodríguez Carballo, O.F.M. Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nel corso dell’omelia tenuta nella cappella del Centro Studi dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in occasione della ricorrenza della festa.

L’Arcivescovo ha sottolineato il tema dell’esigenza accademica e formativa, affermando che è dimostrato come e quanto il professore di una pontificia università  ha una rilevante incidenza nei candidati al sacerdozio.

Monsignor Rodríguez Carballo ha sottolineato alcuni momenti della storia della salvezza dove si vede il bene ed il male.

Male è il no di Adamo, bene è il fiat di Dio nella creazione, il fiat di Gesù nella redenzione ed il fiat di Maria nell’Annunciazione.

La prima riflessione ci impegna a far si che il fiat di Gesù diventi attuale e concreto nella fedeltà di ciascuno. 

Facendo riferimento all’anno della Vita consacrata, l’Arcivescovo ha sottolineato l’importanza della gratitudine. Perché Dio fa tante cose belle e “dovremo considerarle anche quando non riusciamo a capirlo”.

“Dobbiamo fidarci di Lui – anche se non lo capiamo”, ha ribadito. Monsignor Rodríguez Carballo ha poi riflettuto sulla passione, sostenendo che “un giovane senza passione è morto”.  

La passione viene dall’innamoramento, per questo ha chiamato i giovani ad essere innamorati di Gesù. In merito al futuro ha sostenuto che non bisogna confondere l’ottimismo con la speranza. “Se mi domandate se sono ottimista per il futuro della vita consacrata – ha chiesto- vi dico di no!”. “Se  mi domandate se ho speranza – ha aggiunto – vi dico di si”.

“L’ottimismo – ha spiegato – si basa sulle forze che crediamo di avere,  mentre la speranza si basa sull’aiuto di Dio”. In merito alla vita accademica, l’Arcivescovo è convinto che nelle Università Pontificie bisogna essere più esigenti perché le persone che si stanno formando formando devono essere capaci di dialogare con la cultura del tempo. “Le Università Pontificie – ha affermato – devono creare cultura, e non alimentarsi delle ideologie che il mondo ci mette attorno”.

Il Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, è stato introdotto dal Rettore dell’APRA padre Jesus Villgrasa L.C., il quale ha invitato le diverse università pontificie alla collaborazione fraterna.

In una lettera distribuita a professori e studenti il rettore dell’APRA ha sostenuto che bisogna rafforzare la collaborazione all’interno ed all’esterno, precisando che solo collaborando si raggiungono gli obiettivi. In questo contesto la fedeltà alla missione e la spiritualità di comunione sono fondamentali per alimentare il dialogo con la cultura e con la politica.

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ZENIT Staff

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