Lettura
L’ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni, quello di più difficile interpretazione, riporta il confronto/scontro di Gesù con i farisei. L’ambientazione è ancora il tempio di Gerusalemme, dove Gesù si reca con i suoi discepoli per partecipare alla festa autunnale delle Capanne. L’ostilità nei suoi confronti è aumentata: Gesù sente che la sua vita è in pericolo e annuncia apertamente la sua morte, che sarebbe avvenuta dopo pochi mesi e, precisamente, durante la Pasqua dell’anno 30. Nel contesto dello stesso dibattito svela apertamente anche la sua identità.
Meditazione
Per due volte Gesù ripete «Dove vado io, voi non potete venire». Con queste parole, un po’ enigmatiche, intende parlare della propria morte, che sente ormai prossima. L’evangelista Giovanni, con una certa ironia, riferisce anche la reazione degli uditori, che fraintendono totalmente le sue parole: «Forse vuole uccidersi». Pensano addirittura che si voglia togliere la vita, sopraffatto dagli ostacoli e dai fallimenti della sua missione, lui che è venuto «perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Gesù annuncia anche come sarebbe morto, ma mentre gli altri Evangelisti riferiscono i particolari dolorosi della passione – il rifiuto da parte delle autorità religiose, la flagellazione, la derisione, la crocifissione – Giovanni parla solo dell’innalzamento del Figlio dell’uomo. La croce eleva Cristo dalla terra e lo introduce nel mondo di Dio: lo glorifica. «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù – dice ai farisei e ai capi del popolo – voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo». La croce eleva anche noi, che crediamo in lui. Mosè aveva innalzato il serpente di bronzo in obbedienza al comando del Signore: «Chiunque lo guarderà, resterà in vita». Noi riceviamo perdono, vita nuova, salvezza proprio guardando al Crocifisso. Gesù si rifà a Mosè anche per rispondere alla domanda: «Tu, chi sei?». Essa oltrepassa le generazioni e interpella tutti coloro che affrontano seriamente la vita. Dal fuoco del roveto Mosè aveva udito: «Io sono colui che sono». Dio è colui che sempre c’è stato e sempre ci sarà; ed è anche colui che fa essere tutte le cose che sono. Ma la sua essenza resta indicibile. Così anche Cristo, che viene da Dio, che è Dio: «Conoscerete che Io sono».
Preghiera
Padre misericordioso, salvami dal peccato, dalle molte illusioni ed esigenze che mi trascinano nella confusione e non mi permettono di riconoscere il bene che tu sei per me; orienta i miei occhi verso Cristo crocifisso perché mi senta amato da sempre e per sempre, e non abbia bisogno di null’altro.
AgireChe cosa mi rende diffidente? Le delusioni che porto nel cuore bloccano i miei passi? Guardo a Gesù e credo in Colui che avvolge col silenzio ogni mia attesa.
Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it