Lo Yemen rischia di essere investito da una crisi simile a quella della Siria e della Libia. A lanciare l’allarme è l’inviato speciale dell’Onu, Jamal Benomar, che ha messo in guardia l’organo dell’Onu circa la “rapida spirale che sta portando lo Yemen verso uno scenario combinato di Siria e Libia”.
Nel paese, infatti, sono giorni di forte tensione dopo l’attacco di ieri dei ribelli sciiti houti alla città di Taez, la terza più importante del paese. Già a gennaio gli assalitori avevano conquistato la capitale Sana’a, e ora proseguono nella loro marcia verso il sud occupando l’aeroporto e i punti di accesso alla città.
Intanto a New York ieri sera si è svolta una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al termine della quale è stata rilasciata una dichiarazione unanime di sostegno al presidente yemenita Hadi (attualmente rifugiato nella città di Aden, vicina a Taez) e di condanna contro le azioni unilaterali delle milizie sciite.
Da parte loro, gli Stati Uniti avevano già lo Yemen nel mirino dopo gli attentati kamikaze di venerdi scorso alle moschee sciite che hanno causato almeno 137 morti, rivendicati dallo Stato Islamico. Una vera e propria strage a seguito della quale il governo americano ha deciso di evacuare tutto il personale rimasto nel paese, tra cui 100 militari delle forze speciali stanziate per combattere il ramo locale di Al-Qaeda.
Proprio agli Usa si sono rivolte le nuove minaccie dell’Isis, che sul web ha diffuso ieri cento nomi e indirizzi di soldati americani che hanno partecipato finora alla lotta contro lo Stato islamico e che quindi dovranno essere puniti. I terroristi infatti hanno lanciato un ‘appello’ ai musulmani d’America ad individuare questi “nemici” ed ucciderli. I dati attualmente sono sotto l’osservazione di esperti per confermarne la veridicità.
La tensione resta alta pure in Tunisia dove è caccia al terzo attentatore del museo del Bardo. E mentre il presidente Essebsi ammette delle “mancanze” nella sicurezza al momento della strage che ha causato oltre 20 morti – tra cui tre italiani – , il ramo tunisino dell’Isis esorta a colpire ancora i turisti occidentali.