Le persone che maggiormente vivono una condizione di fragilità sono “le prime destinatarie della Buona Notizia del Regno di Dio”. Lo ha ricordato papa Francesco, nel suo messaggio agli ammalati di Napoli: l’incontro con gli infermi, inizialmente previsto nella basilica del Gesù Nuovo, è stato annullato per motivi logistici.
Gesù Cristo “continua a farsi vicino ai malati attraverso tanti suoi discepoli, in ogni epoca” e questa sua presenza è evidente “leggendo il Vangelo” e deve esserlo “anche nella vita della Chiesa”, si legge nel messaggio.
Il Pontefice ha poi menzionato un “santo medico”, assai caro ai napoletani, sepolto proprio nella basilica del Gesù Nuovo: Giuseppe Moscati, il quale “sapeva vedere in chi gli stava davanti non solo un corpo bisognoso di cure, ma prima di tutto una persona desiderosa di aiuto e di conforto”.
Rivolto ai medici presenti, Francesco ha raccomandato di avere la medesima “sensibilità”, dimostrata da Moscati nel trattare con gli ammalati e i sofferenti. “Quanto è necessaria l’umanizzazione della medicina, e quanti benefici può portare, là dove si riesce a viverla, a tutti i malati e ai loro familiari!”, ha aggiunto.
Il Papa ha elogiato l’impegno della Chiesa a Napoli, che, sull’esempio di San Giuseppe Moscati, “scende per strada, tra i vicoli, tra la gente sofferente per far conoscere che Gesù è vicino, si china sulle sue piaghe, le cura, le medica come ‘buon Samaritano’, e la risolleva”.
Il lavoro dei medici, ha proseguito Bergoglio, è “un’opera di misericordia” che, “parte dal cuore e si esprime in atteggiamenti di vicinanza e gesti di aiuto concreto, come insegna sempre la parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37)”.
È solo coltivando in noi la “compassione” che Gesù sentiva, che è possibile “farci prossimi al fratello e curare le sue ferite, corporali e spirituali”.
Quando la persona malata viene “toccata dalla grazia di Gesù Buon Samaritano, non si chiude in sé stessa, ma riesce a sua volta a farsi vicina, ad aiutare l’altro che magari fa più fatica, è più sconfortato”.
Grazie alla misericordia di Gesù per noi, è dunque possibile, anche nella malattia, “portare i pesi gli uni degli altri”. È proprio Lui a renderci “capaci di vivere l’amore di Dio e del prossimo anche nel dolore, nella malattia e nella sofferenza”, perché “l’amore è capace di trasformare ogni cosa”.
La preghiera degli ammalati è “importante”, “potente” e “necessaria per il popolo di Dio”. Per questo, il Santo Padre ha esortato gli infermi a pregare “per le necessità della gente”, “per la pace” e “per la Chiesa”.
Concludendo il messaggio invocando l’intercessione della Vergine “per tutti i malati, specialmente quelli più gravi e più abbandonati”, papa Francesco ha infine ripetuto il detto partenopeo: “E ca ‘a Maronna v’accumpagne!”.