Ogni diritto negato è peccato!

L’uomo non è creatura dello Stato, ma di Dio, così come i diritti non provengono dell’apparato pubblico, ma direttamente dal Signore

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Ci sono due comandamenti che rappresentano l’impalcatura centrale di una società, oggi in preda a violenze inaudite e ingiustizie raccapriccianti, pronta a ricercare l’armonia sociale senza negare alcun diritto: “Non rubare” e “Non desiderare la roba degli altri”. Un essere umano che vuole partecipare a pieno titolo al miglioramento del contesto in cui vive, al di là del ruolo ricoperto, non può non condividere questi due pilastri della vita ordinaria delle nostre comunità. Il mio maestro spirituale ripete spesso che “ciò che è degli altri non ci appartiene né fisicamente, né spiritualmente. Non va tolto loro né con le mani, né con il pensiero, né con l’intelligenza, né con il desiderio. Il rispetto deve essere assoluto. Sarebbe sufficiente osservare questi due comandamenti per abolire sulla terra le cause di infinita povertà”. Un richiamo forte, che a parole tutti condividono e sottoscrivono, salvo poi perdersi nei meandri della corruzione e nello sfrenato desiderio di accumulare quanto sia possibile, superando regole e principi etici, simulando comportamenti corretti, accompagnati da proclami deontologici. La miseria umana cresce, così come la resistenza a cambiare passo, anche a volte dopo aver pagato in prima persona. Nel complesso mondo delle relazioni umane c’è purtroppo da considerare una brutta verità, non sempre percepibile a tutti. In modo silente essa contribuisce in varie occasioni a deteriorare lo stato di salute di una economia, di un’amicizia, di una intesa lavorativa, di una alleanza politica, di una naturale convivenza nel gruppo sociale di appartenenza. Non sono solo il furto, il pizzo, la rapina, gli scassi, il racket, gli attentati, le violenze,  a colpire le sostanze altrui. Queste sono vie “ufficiali”! Ci sono infatti direzioni impercettibili, segrete, subdole, sotto traccia, che scavano ferite sanguinose al di dentro di una collettività, provocando danni di cui rimangono nel tempo gli effetti devastanti. La cronaca attuale insegna!

Anche uno stipendio percepito, ad esempio, senza un equo rapporto tra prestazione e somma percepita (vale per i meno e i più pagati), è sicuramente da considerare un furto, anche se a norma di legge. C’è un rapporto naturale che se infranto produce in prospettiva risultati che minano l’equilibrio sociale di fondo. Un credente sa benissimo che ogni appropriazione indebita va restituita, altrimenti mai potrà considerarsi strumento di vera giustizia, unica strada che apre le porte della sapienza divina e non solo. La sua osservanza scrupolosa permette di generare vera carità e vero amore. È falso infatti ogni elemento costruito nello spirito e nella materia che abbia origini dall’inganno, dal dolo, dalla speculazione, dall’estorsione. Potremmo dire che è contro l’uomo tutto ciò che segue la scia della manipolazione dei principi sani, dettati dal vangelo per sempre e per tutti e non solo per il tempo in cui Dio ha visitato il suo popolo. L’uomo deve però cercare l’amore nella piena osservanza della giustizia, se vuole entrare nella benedizione del Creatore ed essere strumento della prosperità collettiva. Scrive Mons. Costantino Di Bruno: “Sulla testa di chi non ama vi è un maledizione perenne. Niente riuscirà loro di tutto quello che intraprenderanno. Dio mai potrà benedire le loro opere e queste andranno in malora. Il male fatto agli altri ritornerà su di essi centuplicato”. Il male ritorna sempre indietro predicava San Paolo, tra le genti da salvare. C’è però un ulteriore elemento di giustizia invalicabile su cui poggia l’aiuto spirituale e materiale, quale sostanza dell’amore umano. Ciò che è carne della nostra carne e sangue del nostro sangue va amato per obbligo di giustizia e mai abbandonato per chi non ci appartiene. Sarebbe comunque sbagliato fermarsi qui! Il motivo è ben visibile nelle pagine del vangelo.

La sapiente donna Cananea che vuole da Gesù la guarigione per la figlia gravemente ammalata, pur sapendo di non appartenere ad Israele, ci fa capire la grandezza dell’opera di Dio. La chiede proprio in virtù di un diritto che vale per tutti coloro che sono nella casa del mondo. Chi abita in una qualsiasi realtà, fosse anche un cagnolino, ha il diritto di usufruire degli avanzi o delle briciole della tavola del padrone, non per carità o pietà, ma perché parte di un contesto in cui ogni cosa va salvaguardata, nel rispetto di un equilibrio naturale universale. Leggiamo in Marco: “Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Il Figlio dell’uomo, dinnanzi al rivendicazione di un diritto naturale, non ha ripensamenti ad esaudire la richiesta. Rispetta il principio santo che ogni diritto negato è sempre un peccato. Cristo non può peccare e non può negare le “briciole” che cadono dalla “sua tavola”. Ognuno deve vivere i propri diritti e nessuno deve poterli ledere. Oggi c’è da dire che molti misfatti non provengono solo dalla negazione di alcuni diritti, ma da falsi diritti creati ad arte, per consentire ciò che sarebbe impossibile diversamente avallare. Come può allora uno Stato che si rispetti non riconoscere ad ogni uomo la possibilità di crearsi un lavoro, evitando di tartassarlo con una legislazione iniqua? Lo Stato, come l’essere umano, se nega un diritto è soprattutto inadempiente dinnanzi a Dio. Chiunque abbia un ruolo nei vertici istituzionali, parlamentari, decisionali in genere, sia esso a livello nazionale, regionale, provinciale o locale, deve sapere che l’uomo non è creatura dello Stato, ma di Dio, così come i diritti non provengono dell’apparato pubblico, ma direttamente dal Signore. Credere in questa verità permetterebbe di costruire un mondo migliore, dove l’assenza di diritti negati, sarebbe linfa vitale per una democrazia certa e una società dell’uomo fatta per l’uomo.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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