Il Papa elogia l'eroismo dei "cristiani nascosti" del Sol Levante

In occasione della visita “ad limina” dei vescovi giapponesi, Francesco rievoca il passato dell’evangelizzazione in una terra segnata dal martirio

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Chiamati ad essere missionari come si può esserlo con i propri vicini di casa. Con questo spirito, papa Francesco ha incoraggiato i vescovi del Giappone, ricevuti oggi in visita ad limina in Vaticano.

Nel suo discorso, il Santo Padre ha sottolineato in modo particolare, la vocazione al martirio che, nei secoli, i cristiani hanno patito in una terra difficile come quella nipponica.

Il Pontefice ha quindi chiesto una testimonianza evangelica che tocchi “la carne sofferente di Cristo negli altri”. In Giappone, ha spiegato, la Chiesa ha “fatto esperienza di abbondanti benedizioni ma che ha anche conosciuto altrettante sofferenze”. Questa eredità “incoraggia la Chiesa nel suo cammino futuro”.

Francesco ha poi ricordato che “i missionari che negli anni hanno offerto la loro vita al servizio del Vangelo e del popolo giapponese”, e quei “cristiani nascosti”, che, dopo l’espulsione dei missionari e dei sacerdoti dal paese, hanno continuato ad evangelizzare nella clandestinità, permettendo che “la fede della comunità cristiana non si inaridisse”.

Quest’anno ricorre il 150° anniversario della scoperta di tale cristianesimo ‘clandestino’ e, a tal proposito, il Papa ha ricordato come “in una situazione di grande pericolo e di persecuzione”, nonostante la mancanza di sacerdoti per amministrare i sacramenti, i cristiani giapponesi hanno conservato la fede: tale testimonianza ci ricorda quanto sia fondamentale la “piena e attiva partecipazione dei fedeli laici”.

L’evangelizzazione è “efficace”, ha proseguito Bergoglio, quando i fedeli sono “ancorati nella personale relazione con Cristo e supportati dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali”, specie se tale relazione con Cristo è “costruita su una solida vita di preghiera e un sincero impegno al bene comune”.

Elogiando l’impegno della chiesa giapponese, il Santo Padre ha esortato i presuli a proseguire nell’impegno per i sofferenti “senza distinzione di religione”, come avvenne a seguito della “tragica devastazione del terremoto e dello tsunami di quattro anni fa”.

Altro impegno da incentivare è quello per la pace, avendo il Giappone patito “le enormi sofferenze di Hiroshima e Nagasaki”. [L.M.]

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ZENIT Staff

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