Era l’appellativo con cui chiamavamo simpaticamente Ernesto che, nella sua lieve balbuzie, esclamava “addio biii-bisi” e lo ripeteva ogni volta che gli accadeva qualcosa di irreparabile.
Facendo l’ortolano del convento, a noi giovani studenti concedeva di tanto in tanto di approfittare del “pero di san Piero” piantato al centro dell’orto.
S’accorgeva che i vari metodi inventati dalla nostra ingorda fantasia, come quello delle pallonate, non erano i più idonei per far piovere le pere preziose. I rami erano altissimi, pressoché irraggiungibili.
“Vi procuro io un’asta lunga con la quale percuotere i rami”. Ad ogni colpo ben assestato il ramo percosso lasciava cadere una decina di pere mature, saporose, burrose…
Controllati dal nostro “addio bisi”, a turno eravamo incaricati dell’operazione.
Per caso un giorno si trovò ad assistere all’impresa il severo, ma pur comprensivo, maestro dei novizi. Sempre pronto a ricavare una lezione da qualsiasi cosa, per quanto banale potesse sembrare.
Quella volta toccava a me assestare l’attesa, proficua bastonata. “Dai una botta al ramo – ci incoraggiava l’amico Ernesto – che subito ti dona il meglio di sé”.
Dopo l’abbondante e gradita risposta del pero alla mia bastonata: “Hai capito Andrea!? – fu l’immediata conclusione – Il meglio di te è per chiunque ti percuote”.
Ciao da p. Andrea
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