Religiosità e poesia in Corrado Calabrò

Presentato a Roma un saggio di Anna Manna Clementi che ripercorre l’itinerario creativo del poeta

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La presentazione del volume L’illimite – incontro con Corrado Calabrò, tenutasi a Roma il 16 marzo nella suggestiva cornice di Palazzo San Macuto, è l’occasione per ripercorrere l’itinerario creativo di un poeta che, tra i contemporanei italiani viventi, può definirsi senz’altro il più amato e tradotto all’estero.

Basti dire che la sua più recente raccolta poetica uscita in Spagna – Acuérdate de olvidarla (Ricordati di dimenticarla), vincitrice del Premio “Gustavo Adolfo Bécquer” 2015 – è la trentaduesima opera di Calabrò pubblicata all’estero. Proponiamo dunque la versione originale dell’omonima poesia (tratta dalla raccolta Una vita per il suo verso, Mondadori, 2002) che contiene due versi in lingua spagnola, in omaggio al grande poeta Antonio Machado:

RICORDATI DI DIMENTICARLA

Non ti regalerò un castello

e nemmeno un flat a Manhattan.

Non ti regalerò un anello

col suo occhio spocchioso di diamante.

Ti donerò un ventaglio con su scritto:

“te quiero para olvidarte,

para quererte te olvido”.

***

Una storia d’amore, quella tra Calabrò e la poesia, che dura da oltre mezzo secolo, a partire dalla raccolta giovanile Prima attesa (1960, Ed. Guanda) che ne rivelò il talento e diede il via ad un’intensa produzione poetica, della quale ricordiamo alcuni titoli: Presente anteriore (1981, Ed. Scheiwiller); Rosso d’Alicudi (1992, Mondadori); Poesie d’amore (2004, Newton Compton); La stella promessa (2009, “Lo Specchio” Mondadori). Una produzione poetica che ha ottenuto grandi riconoscimenti a livello italiano ed internazionale, il più recente dei quali è la Laurea magistrale honoris causa conferita a Calabrò dall’Università Statale di Mariupol (Ucraina).

“La vera originalità di Calabrò – scriveva il grande critico letterario Carlo Bo – sta nell’essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica… Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l’idea di un mare eterno e insondabile”.

Appunto, il mare: uno dei tre grandi nuclei tematici che, insieme all’amore e alla donna, definiscono il fondamento della vocazione letteraria del poeta, come ha osservato, nel suo intervento critico, Neria de Giovanni, coordinatrice della presentazione a Palazzo San Macuto. Al mare è dedicata la bellissima poesia che segue, intitolata Lo stesso rischio, tratta dall’omonima raccolta pubblicata da Crocetti nel 2000 e magistralmente interpretata dall’attrice Maria Letizia Gorga nel corso dell’evento:

LO STESSO RISCHIO

Razionalmente, certo, il mare è un rischio;

 ma io non l’ho mai sentito come tale.

Il mare va preso come viene

così, con la sua stessa inconcludenza:

portando verso il petto, a ogni bracciata,

un’onda lieve che non si trattiene.

Non c’è altro senso nel tendere al largo,

dove l’acqua è mielata dal tramonto,

se non di tenere la cadenza

fino a quando stramazzano le braccia

e spegnere nel mare il desiderio

di raggiungere a nuoto la soglia

che segna il limitare a un nuovo giorno.

Se allora ci si gira sopra il dorso,

come pescispada dissanguati,

agli occhi gonfi d’acqua e indeboliti

spalanca il cielo la sua occhiaia vuota:

ma il corpo sta sospeso in un’amaca

che lo sorregge come si è riamati

nell’età antecedente la ragione.

Passata quell’età, l’amore è un rischio,

infido quanto più ne ragioniamo.

Al mare si va incontro come viene,

in un’illimitata inconcludenza,

sentendosi lambire a ogni bracciata

da una carezza che non si trattiene.

È una scommessa tutta da giocare

fino alla sua estrema inconseguenza.

La cosa più penosa è far le mosse

sulla battigia, invece di nuotare.

***

Gerardo Bianco, che ricordiamo ministro della Pubblica Istruzione negli anni ’90, ha spiegato, nel suo intervento, che per lunghi anni aveva conosciuto Calabrò nella sua veste professionale di grande giurista, per poi scoprire, solo in un momento successivo, lo spessore e la finezza del poeta. Anche Roberto Nicolai, preside della Facoltà di Lettere alla “Sapienza”, ha sottolineato l’abbinamento tra l’impegno civile e la poesia in Corrado Calabro: “un autore impegnato nelle istituzioni, giurista, scrittore e poeta”. Calabrò è infatti noto al grande pubblico anche per le prestigiose cariche istituzionali che ha esercitato nel corso della sua lunga carriera di magistrato: da presidente del TAR del Lazio a presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Il libro L’illimite – incontro con Corrado Calabrò, edito da Aracne editrice – ha spiegato la curatrice Anna Manna Clementi, poetessa e saggista, per molti anni bibliotecaria all’Università “La Sapienza” di Roma – nasce e si sviluppa nell’ambito del progetto “9.9 Poeti per la Biblioteca dell’Aquila” che prevede nove volumetti dedicati a poeti famosi e nove dedicati a poeti abruzzesi. Il volume comprende i dati conoscitivi inerenti la produzione letteraria dell’autore, delineati attraverso una miscellanea di giudizi critici, un’accurata bibliografia, eventi e recensioni all’estero e un’appendice fotografica. Il capitolo centrale, che occupa gran parte del libro, s’intitola “Le tematiche della poetica di Corrado Calabrò”. In esso sono riportati estratti d’interviste e brani poetici, tra i quali T’amo di due amori, una poesia che è stata letta dallo stesso Calabrò nel corso dell’evento di presentazione:

T’AMO DI DUE AMORI

T’amo di due amori

eppure è a senso unico la freccia

che oscuramente segna la mia via.

T’amo di due amori:

mi sono accorto che c’era un crocevia

solo dopo averlo oltrepassato.

Vengo a te come l’acqua in pendio

ma ancora mi fai andare in extrasistole

quando più credo di sentirti mia

e poi mi ritrovo in stand by.

T’amo di due amori

e amo dunque due donne, anche se

non ho altra donna all’infuori di te.

T’amo di due amori – è vero –

e se ne sovrappongono le impronte

come due rette possono passare

per uno stesso punto se a tracciarle  

 è la mano incosciente d’un dio.

per decifrare il quale manca il tempo

finché il dolore non fornisce la chiave.

***

Nel capitolo citato, relativo alle tematiche della poetica di Corrado Calabrò, troviamo anche un interessante accenno alla religiosità dell’autore. Rispondendo a una domanda della curatrice, Calabrò infatti dichiara: “Ho avuto un’infanzia intensamente religiosa. E ho avuto sotto gli occhi, come esempio inimitabile, una persona che ha dato con la sua vita una testimonianza incredibile. La testimonianza di una scelta di vita radicale, consistente in una sfida semplice ed estrema al tempo stesso: applicare il Vangelo, non semplicemente predicarlo. Un’esperienza rivoluzionaria: l’immedesimazione della propria azione con l’amore senza limiti, senza condizioni, senza perché. Le mie poesie religiose esprimono la mia ricerca interiore ma risentono al tempo stesso di quell’esempio. Una, poi
, è espressamente dedicata a lui”:

AD ECCEZIONE

Fratello
che da ragazzo levavi lo sguardo

di chi non sa cosa vuol dire resa

Fratello
la cui scelta di vita fu scommessa

in un mondo soltanto predicato

Fratello
al cui collo s’è aggrappato,

come l’ostrica, chiunque andava a fond

Fratello,
la cui casa è stata aperta

com’è aperta una porta spalancata

Fratello,
fratello senza limiti di sangue

né di ragione né di sofferenza;

Fratello,
che di tutto sei spogliato

ad eccezione della tua coerenza.

La poesia Ad eccezione è anche compresa nell’antologia Fioretti Giubilari che un gruppo di qualificati poeti italiani donò a Papa Giovanni Paolo II il 21 giugno 2000 nel corso di un’Udienza Pontificia in San Pietro, rifacendosi ad un’antica tradizione dell’Anno Santo.

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

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Massimo Nardi

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