Lettura
La seconda parte del quinto capitolo del Vangelo di Giovanni raccoglie il dibattito fra Gesù e quelli che l’Evangelista chiama genericamente i giudei, ovvero gli esponenti delle autorità religiose ebraiche. Questi hanno già maturato la decisione di sopprimere Gesù per due motivi: perché violava o, meglio, abrogava il sabato e quindi minava le tradizioni religiose più radicate; e perché «si faceva uguale a Dio», arrogandosi poteri divini. Nel lungo discorso di auto rivelazione, Gesù si presenta come inviato dal Padre e parla delle opere e del potere del Figlio.
Meditazione
I brani evangelici come quello di oggi sono stati per le prime generazioni di credenti il fondamento della cristologia, ossia della riflessione sul mistero di Cristo, sul suo essere in tutto simile a noi in quanto uomo, e sul suo essere in tutto simile al Padre in quanto Dio. Riflessioni che sono sfociate nel Simbolo di fede che recitiamo ogni domenica: «Credo in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio… Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero… della stessa sostanza del Padre». «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco», dice Gesù, che aggiunge: «Quello che il Padre fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo». È affermata chiaramente l’uguaglianza del Figlio con il Padre, uguaglianza in particolare nell’azione in favore dell’uomo. In Cristo, Dio si fa vicino «a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità». In Cristo, che è il Paraclito, il Consolatore inviato dal Padre, si compie la profezia di Isaìa: «Il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri». Fra le opere «più grandi» compiute dal Figlio per conto del Padre vi è la salvezza. Essa è offerta a chi accoglie Cristo e lo riconosce come inviato del Padre: «Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna». Questa vita eterna si schiude fin da ora, nel tempo della storia, grazie alla fede che fa passare dalla morte alla vita. È ciò che avviene nel Battesimo, nel quale siamo passati da una condizione di morte spirituale, che ci rendeva incapaci di bene, alla vita nuova in Cristo, che ci ha resi capaci di amare Dio e i fratelli. San Paolo direbbe: «Per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti nella morte perché, come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi camminiamo in una vita nuova» (Rm 6,4).
Preghiera
«Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana» (Sal 142,10). Padre, con queste parole io mi metto nelle tue mani, perché nulla posso da solo; ma grazie al tuo amore farò esperienza della vera gioia da portare al mondo.
Agire
Il Padre non mi dimentica, mi ha sempre nel cuore e desidera che anch’io esca da me stesso e sia come Lui, manifestando questa volontà di vita che va oltre ogni giudizio.
Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it