Promuovere la parità della donna, la sua dignità e i suoi diritti: è quanto ha chiesto mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, nel suo intervento a New York alla conferenza sul tema “La famiglia come agente di parità e di diritti umani della donna”, svoltasi a 20 anni dalla Conferenza mondiale di Pechino sulle donne.
“Bisogna parlare della dignità della donna nel contesto del matrimonio, della maternità e della famiglia”, ha ribadito il presule nel suo discorso riportato dalla Radio Vaticana. Il vero rispetto per la donna inizia con “l’accettare tutti gli aspetti della sua umanità”, così da permetterle di “vivere liberamente e pienamente”.
Citando San Giovanni Paolo II, mons. Auza ha quindi parlato di “genio femminile”, ovvero quella “saggezza tipica della donna di prendersi cura della dignità intrinseca di ciascuno, di promuovere la vita e l’amore”. “Quando alle donne viene data la possibilità di crescere nel pieno apprezzamento del loro talento e delle loro potenzialità l’intera società ne beneficia”, ha detto.
E ha esortato pertanto a “promuovere un contesto in cui si possa apprezzare meglio la piena grandezza della donna che include non solo gli aspetti che ha in comune con l’uomo, ma anche i doni speciali che le competono in quanto donna, come la maternità intesa non come un mero atto riproduttivo, ma come uno stile di vita spirituale, educativo, affettivo e culturale”.
Il rilancio di tale contesto, ha soggiunto il presule, è quanto mai urgente perché attualmente “in alcune società, il valore unico e la dignità della maternità non vengono sufficientemente difesi ed apprezzati”. Le donne, infatti, sono a volte costrette a scegliere tra “il loro sviluppo intellettuale e professionale e la loro crescita personale come mogli e madri”.
Spesso, poi, “non viene riconosciuto adeguatamente il contributo essenziale della donna allo sviluppo della società attraverso la sua dedizione alla famiglia e alla crescita delle prossime generazioni”, tanto che “questo servizio invisibile e spesso eroico viene denigrato e bollato come antiquato”.
Per questo, mons. Auza ha richiamato la necessità di promuovere un’idea di modello femminile che sia complementare e reciproco all’uomo e non identico, perché ciò “impoverirebbe l’umanità”. Definendo, poi, la famiglia come “unità fondamentale e naturale della società”, il delegato vaticano ha ribadito che quando essa viene “ignorata o attaccata, va difesa chiaramente e coraggiosamente, chiedendo politiche migliori a sostegno delle donne lavoratrici che desiderano avere figli e dedicarsi alla famiglia”.
“Il nostro futuro – ha aggiunto – si rispecchia nel modo in cui, come individui e come società, supportiamo le madri nel crescere famiglie forti e sane”. Infatti “dietro ai casi di delinquenza giovanile c’é spesso una famiglia debole o disgregata”. Per questo è importante tutelare il fondamentale ruolo della donna nell’insegnamento della fede e nello sviluppo sociale, educativo e culturale dei figli.
Le donne – ha concluso Auza – non devono essere sottoposte quindi a “pregiudizi e discriminazioni”, ma al contrario bisogna lavorare per “un sempre più pieno riconoscimento e apprezzamento del loro enorme ed insostituibile contributo al passato, al presente ed al futuro della società”.