Erano presenti oltre 10mila fedeli, questa mattina, ai funerali delle vittime dell’attentato alla chiesa cattolica di San John e alla Christ Church di Youhanabad, in Pakistan. L’assalto nel sobborgo cristiano alla periferia di Lahore ha ucciso sabato scorso 17 persone e ne ha ferite altre 80.
La cerimonia esequiale, svoltasi nella chiesa cattolica d St. John, è stata presieduta dall’arcivescovo di Lahore, mons. Sebastian Shaw, il quale ha ribadito che “noi cristiani pakistani non abbiamo bisogno e non vogliamo una guerra civile. Noi siamo uomini di pace. Non lasciamo che il dolore annebbi il nostro sguardo: che sia sempre lo sguardo di Cristo e del suo Vangelo. Quale futuro vogliamo costruire per il Pakistan? Un futuro di armonia e riconciliazione”.
Alla celebrazione, riferisce l’agenzia Fides, erano presenti anche l’arcivescovo protestante di Lahore (le vittime facevano parte di entrambe le comunità cristiane) e alcuni leader musulmani, oltre a rappresentanti delle autorità civili venuti a mostrare solidarietà ai cristiani. I corpi delle vittime sono stati portati poi al cimitero di Lahore, dove hanno ricevuto degna sepoltura.
In un colloquio con Fides, mons. Shaw ha raccontato: “Abbiamo ribadito che la violenza non è la strada giusta. Il Vangelo ci chiama a essere sempre, in ogni circostanza, uomini di pace. Oggi, in questo dolore, possiamo pregare e chiedere consolazione a Dio. Cristo è la nostra consolazione”.
“I cristiani oggi desiderano pace e sicurezza – ha affermato l’arcivescovo -. Come cittadini pienamente pakistani, chiediamo al governo protezione e tutela, per poter vivere in armonia e poter contribuire a costruire una nazione giusta, pacifica e fraterna”.
Anche a Roma, ieri pomeriggio, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio dei cristiani uccisi in Pakistan nella parrocchia “Dio Padre Misericordioso”, presieduta da mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense.
“Noi oggi vogliamo, in qualche modo, toccare, baciare, venerare il corpo benedetto di Gesù che soffre e muore nei tanti martiri del nostro tempo”, ha detto il vescovo nella sua omelia. “Vogliamo piangere con i fratelli e con le sorelle perseguitati a causa della loro amicizia con il Signore Gesù. Che luminoso esempio per le nostre vite cristiane, così spesso tiepide e insipide! Di questi nostri fratelli e sorelle, barbaramente uccisi in ragione della loro fede, e di quelli che vivono nella paura, noi oggi vogliamo essere la voce”.
“Si sollevi in tutto il mondo il grido dei cristiani, dei credenti di ogni religione, degli uomini di buona volontà: Fino a quando, o Signore? Fino a quando dovremo assistere impotenti a questa costante e crudele persecuzione? Fino a quando dovremo ascoltare impotenti la retorica dei diritti umani? Fino a quando dovremo attendere che i potenti di questo mondo si scomodino in difesa dei deboli?”, ha aggiunto.
E ha concluso affidando a Dio “questi nostri fratelli e sorelle barbaramente uccisi per il solo fatto di essere cristiani. Accoglili nel tuo regno di pace e di libertà – ha pregato dal Covolo – e a quanti vivono nel terrore porta la tua forza e la tua consolazione”.