L’unicità sta nel fatto che i componenti dell’equipaggio sono atleti con disabilità intellettive, affetti da sindrome down, autistici, atassia cerebellare, Cat-eye, disabilità intellettivo-relazionale.
L’equipaggio “8+ open mind” è il primo nel suo genere. Fa parte di un progetto portato avanti dalla società torinese Canottieri Armida e sostenuto dal Presidente del Comitato FIC Piemontese, avvocato Stefano Mossino.
L’Armida è una società torinese molto attiva nella cura dei disabili.
Il Presidente, Arch. Gian Luigi Favero, ha spiegato che sono 70 i ragazzi con problemi fisici e mentali che frequentano i corsi di canottaggio.
In questo contesto l’Armida dispone di un equipaggio di pararowing, una specialità sportiva per canottieri praticata alle paraolimpiadi.
L’equipaggio è composto da Matteo Bianchi, Manuel Vaccaro, Alessandro Rossi, Matteo Bongiovanni, Giovanni Rastrelli, Umberto Giacone, Lorenzo Sforza ed Andrea Appendino. I tecnici sono Filippo Cardellino, della canottieri Armida, e Federico Vitale, della Canottieri Cerea.
Per gli atleti che partecipano alla competizione di Amsterdam, ci sarà la possibilità di vestire la maglia azzurra ai Global Games , le olimpiadi per gli atleti con disabilità intellettivo-relazionale, che si terranno in Ecuador a settembre.
La partecipazione è stata resa possibile grazie al patrocinio del Coni Regionale, del CIP Piemonte, del Comitato Piemontese della Federazione Italiana Canottaggio e dei supporter dell’Armida che da sempre credono nel canottaggio per tutti e sostengono il Para-Rowing.
Per comprendere meglio quanto la pratica sportiva si importante per curare e migliorare le relazioni della disabilità mentale ZENIT ha sentito il parere di Santo Rullo, Psichiatra italiano, già presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale, direttore sanitario di Villa Letizia, una comunità terapeutica per persone che soffrono di disagio mentale, dove adotta un metodo riabilitativo incentrato sullo sport.
“L’esempio della Canottieri Armida di Torino mi sembra molto importante perché sottolinea il valore dello sport come forte strumento di motivazione personale e di integrazione sociale”, ha spiegato il dott. Rullo.
“La possibilità che atleti un po’ ‘speciali’ possano cimentarsi in un’attività sportiva agonistica senza che ci siano recinti ed agevolazioni che ne sottolineino i limiti è un grande traguardo per loro e per gli altri partecipanti”, ha aggiunto.
Il dott. Rullo è convinto che questa iniziativa “spingerà gli altri atleti al rispetto della diversità ed alla competizione leale e priva di pregiudizi”, perché “lo sport per disabili da un lato permette alle persone di praticare agonistica sportiva dall’altro ne sottolinea la diversità”.
“Lo sport è sport per tutti – ha affermato – e migliora le performance fisiche e mentale sia delle persone con disabilità che quelle senza, permettendo ad entrambe un recupero delle funzioni sociali e relazionali”.
Secondo il dott. Rullo “integrare atleti a tutti gli effetti che si impegnano e competono per la vittoria è un obiettivo dello sport e della società piuttosto che un obiettivo meramente riabilitativo delle strutture sanitarie”.
“Per questo motivo – ha sottolineato – l’8+ open mind va nella direzione di diverse iniziative che vedono persone con problemi mentali utilizzare lo sport come momento di recovery, ossia di restituzione al mondo dei cosiddetti ‘normali’, come il campionato del Calcio sociale a Roma o la partecipazione di una rappresentativa di persone con problemi di salute mentale ai prossimi giochi che si terranno ad Osaka nel Febbraio 2016”.
Il direttore di Villa Letizia ha concluso rilevando che “sul tema della pratica sportiva e la salute mentale ha dedicato attenzione il CONI Regionale del Lazio istituendo un gruppo di studio per la definizione di un’area di interesse scientifico ed agonistico”.