Lettura
Stando ai calcoli dei rabbini, sarebbero 613 i comandamenti contenuti nell’Antico Testamento: 365 divieti, uno per ogni giorno dell’anno; e 248 obblighi, uno per ogni organo del corpo umano. Farne una sintesi e proporne una gerarchia è la sfida di ogni maestro della Legge. Da qui la domanda rivolta a Gesù: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Ovvero: qual è l’essenza della Legge? Che cosa si aspetta innanzitutto il Signore da noi? Per Gesù fondamento della Legge è l’amore per Dio e per il prossimo: chi ne è capace «non è lontano dal regno di Dio».
Meditazione
Alla domanda dello scriba Gesù risponde citando il libro del Deuteronomio:«Ascolta, Israele!». È la cosiddetta preghiera dello Shemàh, che gli ebrei osservanti recitano tre volte al giorno e che, trascritta su piccoli rotoli, appendono alla porta d’ingresso delle case. L’ascolto di Dio apre alla fede e l’ascolto dell’altro apre alla relazione fraterna. Viviamo il tempo della multimedialità, che ha reso facilissime e rapidissime la comunicazione e la diffusione di informazioni da una parte all’altra del pianeta; possiamo seguire in diretta avvenimenti lontanissimi, tant’è vero che spesso ci troviamo virtualmente altrove rispetto a dove realmente siamo. Ma paradossalmente resta ancora difficile il dialogo interpersonale, spesso frenato da precomprensioni o fraintendimenti. «Con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza». Queste espressioni indicano il coinvolgimento di tutto noi stessi nella relazione con Dio, perché sia Lui a ispirare tutto quello che pensiamo, desideriamo e compiamo; e perché la nostra volontà coincida sempre di più con quella di Dio. «Amerai il tuo prossimo come te stesso». L’anima del cristianesimo e il segno di riconoscimento dei cristiani non stanno «negli olocausti e nei sacrifici», ma nell’amore: l’amore che sorge in noi per Dio ci spinge ad amare i fratelli. Esso ci è comandato perché prima ci è stato donato. «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede», si legge nella prima lettera di Giovanni. Amare il prossimo significa guardare l’altro con gli stessi occhi di Cristo, ascoltarlo e servirlo nei suoi bisogni e nelle sue fragilità, senza giudizi, senza eccezioni, senza limiti. Allora saremo uomini compiuti.
Preghiera
Signore, anch’io ritorno a te dicendo: «Togli ogni iniquità; accetta ciò che è bene» (Os 14,3). Desidero ritrovare la purezza del reciproco incontro che rifonda, con una sola tua risposta, la mia stessa identità e la rende riflesso della tua logica d’amore.
Agire
Molte domande ho nel cuore e una sola è la risposta: amerò il Signore con tutto me stesso e amerò il mio prossimo come me stesso.
Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it