Al via i "Dialoghi in cattedrale"

A San Giovanni in Laterano, alla presenza di monsignor Antonino Raspanti, di Marta Cartabia e di Maria Albanese si è discusso del tema “Dio abita la città”

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Ritrovare la presenza di Dio nelle strade e nelle piazze delle città. È questa la sfida del nuovo ciclo dei Dialoghi in cattedrale, promossi dalla diocesi di Roma, che si sono aperti ieri sera nella basilica di San Giovanni in Laterano. Filo conduttore dei tre incontri il tema: Dio abita la città.

“Affermare che Dio abita la città è una sfida culturale – ha spiegato il cardinale vicario Agostino Vallini all’apertura della prima serata dove si è parlato de L’uomo e la sua dignità -. Perché è solo grazie ad essa che per i cittadini diventa possibile promuovere il senso di giustizia e di solidarietà”.

Una ricerca che è voluta partire proprio dalla riscoperta della dignità dell’essere umano, spesso messa in pericolo dalla solitudine, presente soprattutto nelle grandi città, e bisognosa quindi di non isolarsi ma del contatto con gli altri individui.

“L’espressione che l’uomo ha un volto – ha spiegato monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e tra i relatori dell’incontro – vuol dire che   l’uomo è il volto di un altro, e le due espressioni devono stare per forza legate insieme. Questo vuol dire che in lui c’è l’apertura verso il prossimo,  di cui sente la presenza e i problemi. Solo così si esce dalla propria solitudine quando si riconosce che c’è la presenza di un altro, che lui in quanto uomo mi porta e mi rappresenta qui”.

Parlare di dignità umana vuol dire anche riferirsi ai diritti dell’uomo, un tema non facile  e spesso causa di disorientamento per le stesse istituzioni giuridiche. “Il diritto da solo non può risolvere i compiti che riguardano tutta la società – ha spiegato  la vicepresidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, anche lei relatrice della serata -. La salvaguardia della dignità della persona va difesa a tutti i costi, ed è compito delle istituzioni tutelare i diritti dei propri cittadini”. Citando la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la costituzionalista ha ricordato che “il contenuto essenziale della dignità umana deve essere sempre sostenuto dall’idea che le persone vanno considerate come un fine e non come un mezzo”.

Novità di questa edizione dei Dialoghi, sono le testimonianze che vogliono raccontare attraverso esempi concreti il tema dell’incontro. Ieri sera hanno iniziato i volontari dell’ associazione “In punta di piedi”, che al Policlinico romano di Tor Vergata, vanno nelle corsie per dare assistenza e conforto ai malati.

“Avvicinarsi in punta di piedi – racconta Maria Albanese, medico e volontaria – vuol dire mettersi in ascolto del malato e cercare di capire qual è la sofferenza, il motivo che lo ha portato in ospedale. Questo serve innanzitutto a noi per metterci in contatto con lui e capire così come possiamo aiutarlo nella maniera migliore”.

E svolgere la professione di medico in questo modo dona un’altra prospettiva. “Sento di dare un senso diverso al mio essere qua – continua Maria – al vivere la vita, anche la fatica diventa gioia da offrire”.

I prossimi appuntamenti con i Dialoghi in cattedrale, il 24 marzo dove si parlerà de La libertà religiosa e la libertà di espressione nella società multiculturale, e il 14 aprile su “Noi-tutti: costruire insieme la città”.

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Marina Tomarro

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