Nel corso della Lectio Magistralis che ha svolto nel pomeriggio a Roma presso la Penitenzieria Apostolica, il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, ha spiegato che “l’indulgenza ci parla del tesoro della Divina Misericordia e della sua eccedenza anche rispetto a tutto il possibile male compiuto dall’uomo”.
All’apertura del XXVI Corso sul Foro Interno della Penitenzieria Apostolica a cui hanno assistito sacerdoti, confessori e seminaristi prossimi all’ordinazione sacerdotale, il porporato ha sostenuto che le indulgenze sono “il tesoro della Misericordia di Dio per la Chiesa” e rappresentano “la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati”.
Secondo il cardinale Piacenza la dottrina sulle indulgenze va collocata “nell’assoluta trascendenza del Mistero e la libera volontà di manifestarsi agli uomini, per la loro salvezza, come misericordia”.
Dopo aver ricordato che l’amministrazione del tesoro della misericordia è totalmente affidata all’Autorità della Chiesa, il Penitenziere Maggiore ha precisato che la chiave di volta, per comprendere il tesoro delle Indulgenze, è la distinzione teologica tra colpa e pena.
La colpa viene rimessa dalla Riconciliazione sacramentale, mentre la pena temporale per i peccati commessi rimane e domanda l’ulteriore dono dell’Indulgenza per essere rimessa.
Il cardinale ha riconosciuto come purtroppo “le Indulgenze sono incomprensibili per l’uomo secolarizzato e perfino per quei cristiani che, in nome della demitizzazione del Cristianesimo, lo hanno ridotto ad una dottrina etica, utile solo agli Stati moderni per conservare il loro potere”.
“L’indulgenza è invece un inno alla libertà”, ha sottolineato il porporato, perché l’indulgenza, dopo l’assoluzione sacramentale della colpa, “rende ciascun uomo consapevole delle conseguenze dei propri atti, gli indica il dovere responsabile della riparazione e, cosa ancora più importante, lo chiama alla partecipazione all’Opera Redentiva di Cristo, per sé e per i fratelli”.
Per far comprendere perché la remissione delle pene temporali può essere accolta dal fedele solo per intervento della Chiesa, il cardinale Piacenza ha ricordato che obbedendo fedelmente al comando di Cristo: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23), la Chiesa, da venti secoli, ripete all’umanità le parole di Cristo ai farisei e ai dottori della legge, nel miracolo del paralitico: “Perché crediate che il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di perdonare i peccati” (Mt 9,6).
Per questo motivo la Chiesa ha il potere di rimettere i peccati solo perché Dio si è fatto Uomo e perché il Figlio dell’uomo ha il potere, sulla terra, di rimettere i peccati, e l’amministrazione del tesoro delle Indulgenze è fedele servizio alla eccedente misericordia del mistero.
Il Penitenziere ha ricordato che “nel Mistero del sabato santo la Salvezza si estende anche ai giusti vissuti prima di Cristo” e che ciascun battezzato può lucrare l’indulgenza per se stesso, o per un fedele defunto, ma mai per un altra persona, che sia ancora dotato della sua libertà, e quindi chiamato a scegliere personalmente, a convertirsi personalmente, ad accogliere personalmente il dono della misericordia.
In conclusione il Penitenziere Maggiore ha affermato che “per la sua dimensione teologica, ecclesiale e pastorale, il tesoro delle Indulgenze non può, in alcun modo, essere perduto”, perché “trascurare, mettere in ombra, il tesoro delle Indulgenze significherebbe obliterale la dimensione soprannaturale della Chiesa e della stessa Riconciliazione, la quale, lungi dall’essere un’autoassoluzione psicologica del mero senso di colpa, è reale incontro con il Volto misericordioso di Dio, il quale, seppur sfigurato, continua ad amare l’uomo di tutto l’Amore divino e di tutto l’Amore umano, di cui il Suo Sacratissimo Cuore è capace”.
Ed “è proprio il Cuore di Cristo lo scrigno che racchiude l’infinito tesoro delle Indulgenze”.