Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente lettura patristica sulle letture liturgiche della III Domenica di Quaresima (Anno B), 8 marzo 2015.
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SANT’AGOSTINO (354 -430)
Esposizione sul SALMO 130, CCL 40, 1899-1900.
Il credente è tempio di Dio e membro del corpo di Cristo.
1. Nel presente salmo ci si inculca l’umiltà di quel fedele servo di Dio dalla cui voce esso è cantato e che è l’intero corpo di Cristo. Spesse volte infatti abbiamo richiamato alla vostra attenzione che la voce di chi canta [nel salmo] non deve intendersi come voce di un singolo individuo ma come voce di tutti i componenti il corpo di Cristo. E siccome questi ” tutti ” sono compaginati nel suo corpo, possono parlare come un solo uomo: in effetti i molti e l’uno sono una stessa entità. In se stessi sono molti, nell’unità dell’unico [Cristo] sono uno solo. E questo corpo di Cristo è anche tempio di Dio, secondo le parole dell’Apostolo: Santo è il tempio di Dio e questo siete voi, voi cioè che credete in Cristo con quella fede che comporta l’amore. Credere in Cristo è infatti la stessa cosa che amare Cristo. Non come credevano i demoni, senza amore cioè, sicché pur credendo dicevano: Che c’è in comune fra noi e te, o figlio di Dio? Noi dobbiamo credere in modo tale che la nostra fede in Cristo sia un tratto di amore. La nostra parola non deve essere: Cosa c’è in comune fra noi e te? ma: Noi siamo tuoi, avendoci tu riscattati. Quanti credono in questa maniera sono, per così dire, le pietre vive con le quali è costruito il tempio di Dio; sono il legno incorruttibile con cui fu formata l’arca che le acque del diluvio non riuscirono a sommergere. Essi sono ancora il tempio di Dio – si tratta ovviamente sempre di uomini! – nel quale Dio viene pregato e dal quale egli esaudisce. Chi prega Dio al di fuori di questo tempio non viene esaudito col conseguimento della pace propria della Gerusalemme celeste, sebbene venga esaudito quanto a certe richieste di beni temporali che Dio elargisce anche ai pagani. In tal senso una volta furono esauditi anche i demoni, quando fu loro concesso di entrare nei porci. Ben altra cosa è l’essere esaudito in ordine alla vita eterna, e questo non è concesso se non a chi prega nel tempio di Dio. Ora nel tempio di Dio prega soltanto colui che prega nella pace della Chiesa, nell’unità del corpo di Cristo. Questo corpo di Cristo consta di molti credenti sparsi su tutta la terra, ed è per questo che chi prega nel tempio viene esaudito. Chi prega nella pace della Chiesa prega in spirito e verità, né la sua preghiera è fatta in quel tempio che era solamente una figura.
Il peccato è una fune che avvince il colpevole.
2. Aveva valore figurativo il gesto del Signore quando cacciò dal tempio quella gente intenta ai loro affari, che cioè era andata al tempio per vendere e comprare. Se pertanto quel tempio era un simbolo, ne segue chiaramente che anche nel corpo di Cristo – che è il vero tempio, mentre l’altro ne era una figura – c’è tutto un miscuglio di compratori e di venditori, di gente cioè che cerca i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo. Essi però vengono scacciati con flagelli di corda. La corda infatti rappresenta i peccati, come è detto dal profeta: Guai a coloro che si trascinano appresso i loro peccati come una lunga fune. A trascinarsi dietro i peccati come una lunga fune son coloro che aggiungono peccati a peccati, coloro che per coprire un peccato ne fanno un altro. Per fare una corda infatti si uniscono fili a fili, non disponendoli l’uno appresso l’altro ma attorcigliandoli insieme; così [nell’uomo] ogni cosa diviene tortuosa quando a peccato si aggiunge peccato, e dal peccato trae origine un nuovo peccato, che a sua volta si collega a un terzo sino a farne una lunga fune. Gente siffatta cammina per vie tortuose e per nulla diritto è il suo procedere. Alla fine però a che cosa approderà una fune di questo tipo, se non a legare mani e piedi il colpevole e a cacciarlo nelle tenebre esteriori? Ricordate infatti quel che si dice nel Vangelo nei riguardi di un certo peccatore: Legatelo per le mani e per i piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Non gli si sarebbero potute legare le mani e i piedi se lui stesso non si fosse preparato la corda; come in un altro passo scritturale è detto nella maniera più esplicita: Ogni empio è legato con le funi dei propri peccati. In conclusione, gli uomini sono castigati dal loro stesso peccato, e fu per questo motivo che il Signore fece un flagello di corde e con esso scacciò dal tempio quanti cercavano il proprio interesse non gli interessi di Gesù Cristo.
L’assemblea dei fedeli è tempio e corpo di Cristo.
3. Nel salmo [che stiamo trattando] risuona la voce di questo tempio. Come ho detto, infatti, è in questo tempio che si invoca Dio in spirito e verità e lì egli esaudisce: non nel tempio materiale [del giudaismo], dove c’era soltanto un’immagine rappresentativa di ciò che sarebbe avvenuto più tardi. L’antico tempio è stato abbattuto; ma forse che per questo è rovinata anche la casa della nostra preghiera? Tutt’altro! Non si può infatti chiamare casa della nostra preghiera il tempio che venne abbattuto, se di questa casa della preghiera dice la Scrittura: La mia casa sarà chiamata casa della preghiera per tutte le genti. E voi avete ascoltato le parole pronunciate a sua volta dal nostro Signore Gesù Cristo: Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa della preghiera per tutte le genti: ma voi l’avete fatta spelonca di ladri. Ma questi tali che vollero fare della casa di Dio una spelonca di ladri riuscirono forse a distruggere il tempio? Lo stesso è da dirsi di quanti nella Chiesa cattolica menano una vita riprovevole: per quanto sta in loro vorrebbero ridurre la casa di Dio a una spelonca di ladri, ma non per questo riusciranno ad abbattere il tempio. Verrà infatti il tempo quando saranno scacciati fuori mediante la fune dei loro peccati. Quanto invece al tempio di Dio, cioè al corpo di Cristo, all’assemblea dei fedeli, una sola ne è la voce, e come un solo uomo così canta nel salmo. Questa voce già l’abbiamo udita in parecchi salmi, ascoltiamola anche in questo. Se lo vogliamo, sarà anche la nostra voce; se lo vogliamo, potremo insieme ascoltare il cantore ed essere noi stessi nel nostro cuore dei cantori. Se al contrario non lo vogliamo, saremo dentro quel tempio come gente che compra e vende: saremo cioè persone che cercano se stesse. Entreremo nella Chiesa ma non per compiervi ciò che piace agli occhi di Dio. Ognuno di voi pertanto esamini con quali disposizioni ascolti [il salmo]: se l’ascolta per deriderlo, se l’ascolta per buttarselo dietro le spalle, ovvero se l’ascolta per sintonizzarsi con esso, se cioè vi riconosce la propria voce e agli accenti del salmo unisce gli accenti del proprio cuore. Sta di fatto comunque che alla voce del salmo non si può imporre di tacere. Chi può, o meglio chi vuole, si lasci istruire; chi non vuole non frapponga ostacoli. Lasciamoci inculcare l’umiltà, poiché con tale raccomandazione comincia.