Giuseppe, il postino del nostro borgo, mi racconta le vicende della sua famiglia, ma si sofferma con dovizia di particolari sui motivi di soddisfazione che gli sta procurando suo figlio Remo.
“Il ragazzo che da poco ha raggiunto la maturità scolastica con ottimi risultati, si è già iscritto all’università. Sono veramente contento, confessa l’amico Beppe, perché è ormai un ometto, di cui posso fidarmi e che sa gestirsi da solo.”
Una sera mi invita a casa sua, dove, dopo la cena, il discorso, inevitabilmente, ricade sull’interesse esclusivo dei genitori: Remo, il loro unico motivo di fierezza; il loro sogno realizzato.
La mamma, sfogliando l’album di famiglia, mi descrive le varie fasi dell’infanzia del figlio: dalle primissime foto di lei col pancione, in attesa di Remo, a quelle che ritraggono il nuovo arrivato sempre in braccio alla mamma o nel passeggino, spinto da lei.
Via, via, fino all’età della scuola materna. “Erano gli anni in cui Remo non faceva nulla senza la mamma, e la mamma non faceva nulla se non per Remo” – ella ricorda.
“Il primo distacco avvenne il giorno in cui lo lasciai all’asilo, nelle mani fidate della maestra. Pianti, strilli… ma poi pian piano allargò i suoi orizzonti e i rapporti di simpatia verso coloro che incontrava.
Poi venne l’età delle elementari, delle medie, e i compagni e la ragazzina, che man mano lo staccarono dai genitori. Al liceo e soprattutto ora all’università è talmente maturato che lo vediamo del tutto indipendente.
“Talmente maturo da essere indipendente dai genitori.”
Nell’udire queste parole mi risuonarono dentro le parole di Gesù che mi ricordano un cammino a ritroso per la maturazione cristiana: diventare bambini.
Ciao da p. Andrea
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