In una scuola media, un professore volle preparare i suoi alunni alle feste natalizie. Proiettò le diapositive riguardanti il Natale e i pastori che si sono recati alla grotta di Betlemme. Suggerì delle domande alle quali i ragazzi dovevano rispondere dopo la proiezione.
Una delle domande era: “Cosa vuoi offrire a Gesù Bambino andandolo a trovare nella Grotta di Betlemme?” – “Secondo te cosa soprattutto, se non unicamente, Gesù gradisce da te?”.
Interessanti le mille risposte date, i mille regali che ciascuno voleva donare a Gesù Bambino; uno più simpatico dell’altro…
Prima di mettere a confronto le varie risposte, inizia la proiezione dal titolo :”Pastore a mani vuote”.
Questo è il racconto: “Appena udita dagli angeli la bella notizia della nascita di Gesù, tre pastori si mettono in viaggio per andare a Betlemme e raccolgono tanti regali da offrire a Gesù Bambino. Uno di loro, non avendo niente da regalare, decide di non andare alla grotta. Ma gli altri insistono: “Vieni, vieni lo stesso”. Dopo tante insistenze, sebbene imbarazzato, decide di unirsi a loro.
Arrivati alla grotta, due pastori si presentano a Maria che teneva il bimbo Gesù in braccio e, con impegno e riconoscenza, offrono tutti i regali di cui erano piene le loro mani. Maria, la mamma, si faceva in quattro con inchini, con sorrisi, a ringraziare dei tanti bei doni che avevano riempito la grotta.
Arriva anche il terzo pastore che non può offrire niente perché è a mani vuote; a mani vuote, ma incantato e con un largo sorriso di commozione.
La Madonna, vedendolo a mani vuote, non solo lo ringrazia per essere venuto, ma gli manifesta la sua tenerezza materna mettendo, nelle sue mani vuote, Gesù Bambino.
Uno dei miei amici, presenti alla proiezione, ha subito esclamato, prima ancora che finisse il filmato: “Che fortunato il terzo pastore; vorrei anch’io essere a mani vuote di fronte a Maria…”.
Ovviamente la risposta inattesa e felice del mio amico è stata quella vincente.
Di fronte al creatore del cielo e della terra che ti viene a trovare, la accoglienza più indovinata non è quella di regalargli qualcosa, ma donargli il “tuo niente”, le tue mani vuote. In quel vuoto, in quel niente trova posto lui stesso. Tu non hai bisogno delle sue cose, ma di lui stesso. Ogni bambino nella sua povertà, non ha solo le cose della mamma, ma ha in dono la mamma stessa.
Ho trovato questa preghiera: “Prendi, Signore, il mio nulla; quel che io sono ti do. Nel misterioso incontro tra il mio niente e la tua grandezza, io ti offro la mia povertà, e tu donami in cambio te stesso.”
Ciao da p. Andrea
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