“Se la verità che scopri dovesse andare contro le tue convinzioni, cosa faresti? Chiederò perdono a tutti quelli che ho ferito”.
Lunedì 2 marzo è stato presentato in anteprima mondiale in Vaticano Shades of Truth, film inchiesta sulla figura di papa Pio XII, scritto e diretto da Liana Marabini. Dallo scambio di battute sopra citato presente nel film, emerge tutta la forza dirompente del suo scopo: far affiorare la verità su papa Pacelli e avere l’onestà intellettuale di sostenerla, anche se questa si scontra con ciò che per decenni si è detto e creduto sul suo conto. Alla base del film sta infatti una tesi: Pio XII non è stato il “Papa di Hitler” ma, al contrario, fu “lo Schindler del Vaticano”.
La storia del film vede protagonista David, un giornalista di origine ebrea, interpretato da David Wall. Il suo compito è realizzare un dossier su papa Pio XII, poiché in quei giorni un filantropo ebreo ha rilasciato un’intervista in cui dichiara che papa Pacelli avrebbe salvato 800.000 ebrei. Fin dal principio emerge però un problema: il giornalista stesso è pieno di pregiudizi verso il Papa, reo secondo lui, di non aver condannato pubblicamente i crimini nazisti e soprattutto di non aver fatto niente per tutti gli ebrei vittime di persecuzione e di averli consegnati a Hitler.
La posizione del giornalista si scontra dunque con le dichiarazioni del filantropo e persino con le idee della fidanzata Sarah, interpretata da Jennifer Mischiati; la coppia entrerà in crisi a causa della chiusura mentale di lui. In David scatta qualcosa, capisce che forse deve mettere in discussione le proprie convinzioni. Parte allora per Roma dove conoscerà il cardinale Salvemini (Christopher Lambert), che lavora alla causa di beatificazione del Papa. Grazie a questo incontrò potrà consultare i documenti dell’Archivio Segreto Vaticano ed entrare in contatto con persone che lo aiuteranno nella sua ricerca. Muovendosi tra Tel Aviv, Berlino e Lisbona, David vedrà crollare lentamente le sue convinzioni, in un crescendo di racconti emozionanti che culmineranno in un finale sorprendente.
In questo film la verità storica si intreccia e si fonde con la verità personale di un singolo; le convinzioni di David coincidono con le convinzioni di tutti coloro che hanno creduto per anni alle menzogne raccontante su papa Pacelli e non esiste compito più arduo che lottare contro se stessi e le proprie idee. Ma la verità deve emergere.
Deve emergere per rendere giustizia alla figura del Papa, alla Chiesa cattolica intera da esso rappresentata e non solo. Ripulire l’immagine di Pio XII da tutte le calunnie fino ad oggi dette, significa rendere giustizia anche a tutti coloro che da lui sono stati salvati e che da queste calunnie sono stati feriti.
Da questo concetto muove i suoi passi il film della Marabini, che non è frutto d’immaginazione o d’invenzione, ma dello studio di circa centomila pagine di documenti e testimonianze, poco note o inedite, di ebrei sopravvissuti all’Olocausto.
Per troppo tempo si è pensato che Pio XII avesse peccato di ignavia, che la sua mancata pubblica condanna dei crimini contro gli ebrei avesse favorito l’avanzare del nazismo; Shades of Truth mette a conoscenza lo spettatore di ciò che realmente accadde in quegli anni. Ciò che viene raccontato stupisce e meraviglia, come il fatto che il Papa nascose numerose famiglie in Vaticano e a Castel Gandolfo. Fece inoltre fabbricare da un fabbro 34 targhette con lo stemma del Vaticano; queste, affisse sulle porte di altrettante case romane, facevano credere ai soldati tedeschi che si trattassero di proprietà della Santa Sede e che quindi fossero immuni dai controlli. In questo modo, all’interno di quelle case, si poterono nascondere famiglie e bambini ebrei.
Papa Pacelli convinse, tra gli altri, un funzionario dell’Ambasciata Portoghese a porre un timbro per il visto sui passaporti di migliaia di ebrei, permettendo così il loro espatrio.
Quando David incontra Madre Maria Angelica (Marie-Christine Barrault), ex hippy divenuta monaca di clausura, scopriamo che Pio XII inviò delle lettere in tutte le nunziature del mondo, chiedendo ai Vescovi di proteggere gli ebrei e di rispettare il loro credo religioso e i loro costumi.
In questa occasione David riceve la risposta al suo ultimo importante interrogativo: se il Papa ha compiuto questi straordinari gesti per salvare gli ebrei, perché non ha mai condannato pubblicamente il nazismo?
La suora fornisce una risposta in grado di rispondere esemplarmente alla domanda: “Il Papa in quel contesto aveva un ruolo fondamentale: era un diplomatico. Proprio con la sua diplomazia è riuscito a salvare moltissime vite, cosa che non avrebbe potuto fare se avesse condannato pubblicamente il nazismo. Farlo avrebbe significato condannare a morte i cristiani, farlo avrebbe significato che il Vaticano sarebbe stato invaso dai tedeschi. Nel ’43 infatti, a causa di una condanna pubblica fatta da alcuni Vescovi olandesi, vennero giustiziati loro e numerose famiglie cristiane”.
In una società come la nostra, in cui l’immagine ha un ruolo sempre più dominante, viene affidato proprio ad un racconto per immagini, il compito gravoso di rendere giustizia a papa Pio XII. I singoli racconti all’interno del film sono importanti ed emozionanti, ma sono soprattutto un mezzo per arrivare al cuore della gente. Se ne sarebbero potuti raccontare molti altri, perché molte furono le opere del Papa, ma ne sono stati inseriti solo alcuni. Non è importante in questo film raccontare tutto ciò che Pacelli fece, questo anzi avrebbe potuto renderne “pesante” la visione; è importante che esso diffonda un unico e semplice messaggio: Pio XII fece l’impossibile per aiutare gli ebrei. Risultano essere un mezzo anche la storia sentimentale tra David e Sarah, utile a smorzare la tensione e rendere più leggero l’impianto stilistico del film, ed il finale.
David, tornato dal suo viaggio, è cambiato nel profondo. La verità su papa Pacelli non solo ha stravolto le sue convinzioni, ma ha cambiato il suo modo di pensare, lo ha convinto a non cedere ai pregiudizi. Ritrovata la sua serenità con Sarah, riceve in eredità una scatola dalla zia morta da poco. Scoprirà così, che i suoi stessi genitori furono salvati da papa Pio XII durante la Seconda Guerra Mondiale.
Si potrebbe considerare superfluo questo momento, così come altri, rispetto al senso generale del film. Ma è proprio grazie a questi momenti che un film acquista valore, suscita interesse e tiene incollato lo spettatore allo schermo. Il fine divulgativo del film deve andare di pari passo con la sua capacità di raggiugere più mura domestiche possibili. Dopo anni di falsità, una verità così profonda e rivoluzionaria ha l’esigenza di essere alla portata di tutti, in questo il potere del cinema è quasi insuperabile. Non a caso il film verrà anche presentato al Festival di Cannes e negli Stati Uniti durante l’Incontro mondiale delle Famiglie del prossimo settembre a Philadelphia, al quale interverrà anche papa Francesco. Dopo la proiezione nelle sale cinematografiche italiane, francesi, argentine, australiane, belghe, brasiliane, tedesche, portoghesi, spagnole e statunitensi, il film approderà in televisione.
Tutto ciò non sarà solo un forte banco di prova per la critica del film, ma rappresenta la volontà di racchiuderlo in una dimensione popolare, fornendo la possibilità concreta di far conoscere a tutto il mondo la vera storia e natura di un grande Papa: Pio XII.