Lettura
Il Vangelo odierno riporta la prima parte del “discorso escatologico” di Gesù, nel quale sono annunciati i “tempi ultimi”, coincidenti con la venuta del Figlio dell’uomo. Da qui l’invito alla conversione e a vivere l’esperienza religiosa coerentemente, non come gli scribi e i farisei: questi «dicono e non fanno»; si accontentano di «allargare i filatteri» – le scatoline contenenti alcuni versetti scritturistici che ancora oggi gli ebrei legano al braccio sinistro e alla fronte – e si limitano ad allungare le frange, i fiocchi appesi agli angoli del mantello in ricordo della Legge.
Meditazione
Il primo rischio di ogni esperienza religiosa è l’incoerenza: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la disciplina e le mie parole getti alle spalle?», si legge nel Salmo. Il secondo rischio è il legalismo, che riduce l’esperienza religiosa a «un fardello pesante e difficile da portare». Chi vive il Cristianesimo solo come ossequio a un sistema di leggi buone, dimentica che esso è prima di tutto Vangelo, bella notizia, adesione libera e gioiosa a colui che ci è venuto incontro per offrire perdono, speranza, pace, salvezza. Il terzo rischio di un’esperienza religiosa è l’esibizionismo, l’ostentazione della propria appartenenza. Per l’ebreo possono essere i filatteri e le frange; per il cristiano può essere il desiderio di visibilità e di riconoscimento; per la Chiesa, i suoi gruppi e le sue istituzioni, può essere la tentazione di contarsi e di contare, di distinguersi e di giudicare. Per il vero credente, invece, il dire coincide con il fare; il suo desiderio coincide con ciò che è bene; la sua vita con la volontà di Dio: «A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio». Il vero credente non si fa rabbì, padre e guida degli altri: «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli». Ognuno di noi cammina insieme agli altri, fratello tra fratelli: tutti siamo bisognosi di un Rabbì che ci insegna il senso della vita, di un Padre che ci perdona, di una Guida che ci conduce al Sommo Bene. Infine, per il vero credente la grandezza coincide con il servizio: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo. Chi si umilierà sarà esaltato». Il vero discepolo cerca l’ultimo posto; si sente il servo dei suoi fratelli; sempre si chiede cosa può fare per l’altro.
Preghiera
Signore, ogni volta che ho la tentazione di sentirmi superiore agli altri in parole e opere, ricordami che siamo tutti umili servitori dei nostri fratelli. Ogni volta che mi allontano da te, concentrandomi troppo su me stesso e abbandonando la cura del fratello, purificami e rendimi docile al tuo insegnamento.
Agire
Ascolto, apro gli occhi alle necessità dei fratelli e abbandono le azioni contrarie all’amore di Dio. Mi interrogo sul mio agire e mi apro alla vita di relazione.
Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it