Un niente in buone mani

Il modo più bello e più gradito a Dio per sfamarsi, è dare da mangiare agli altri

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A me pare molto importante immaginare e sottolineare cosa possa essere successo nella mente, nel cuore di quel giovane che, affamato, con lo stomaco vuoto, ha avuto il coraggio di consegnare agli apostoli quell’unico “boccone” che gli è stato chiesto.

Non so fino a che punto abbia capito, intuito, dove e in mano di chi andasse a finire il suo pranzo. Lodo la grandezza dell’atto di fede che ha esercitato: “Questo boccone è poco anche per me; come potrà sfamare tutta quella gente”?

Probabilmente gli avranno fatto capire che lo stava chiedendo lo stesso Gesù, che voleva, con quel poco, saziare le folle affamate. Fortunato giovane che dopo aver capito che quei pani sarebbero andati in mano a Gesù, li ha ceduti, forse con l’acquolina in bocca. Anche lui, come tutti, aveva fame.

Con quel boccone ha messo in mano a Gesù anche la sua fame. Lo ha donato; e chissà in che modo misterioso sperava di essere sfamato anche lui che se ne privava. Mi ha insegnato che il modo più bello e più gradito a Dio per sfamarsi, è dare da mangiare agli altri.

Quando si parla del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci si tende a sottolineare unicamente la potenza di Gesù. Ma, a mio parere, è importante rilevare che tutto è nato, tutto è stato provocato da un grande atto di amore e di fiducia fatto da un giovane che ha messo un “niente” in buone mani.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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