Farsi discepoli, per essere apostoli

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Mc 3,13-19

Lettura

Così Marco ci narra l’istituzione dei dodici Apostoli: Gesù, nuovo Mosè, «salì sul monte» per scegliere gli “anziani” che cooperassero con lui alla guida del nuovo Israele, (per questo essi sono dodici come le tribù del Popolo dell’Alleanza). La scelta è fatta in piena libertà da Gesù, come libera è la risposta degli Apostoli che ricevono tale vocazione. Gesù chiama i Dodici anzitutto «perché stessero con lui». È “il discepolato” che poi sfocerà nell’apostolato, in tutte le sue forme.

Meditazione

L’inciso dell’evangelista Marco che scrive: Gesù “chiamò i Dodici perché stessero con lui”, e poi «per mandarli a predicare, con il potere di scacciare i demoni», ci offre la regola pastorale essenziale. Non puoi essere apostolo, se prima non sei stato discepolo. Non puoi annunciare la Parola, se prima non l’hai accolta e vissuta. Non puoi predicare Cristo, se prima non ne hai fatto esperienza. Concretamente, ogni azione di apostolato deve essere preceduta dall’orazione, la quale va vissuta come uno “stare con Lui”. Lo stesso Figlio di Dio, prima d’iniziare il suo ministero d’evangelizzazione, passò quaranta giorni nel deserto, digiunando e pregando. E anche prima di scegliere i Dodici, Gesù «se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione» (Lc 6,12). Le sue scelte importanti sono precedute da un’intensa preghiera. Anche la prova suprema della passione, suppone l’angosciosa preghiera del Getsemani. È dalla preghiera che Gesù prende la forza e il coraggio d’abbracciare la croce. Anche Paolo, prima di ricevere il battesimo e iniziare la sua missione, passò tre giorni digiunando e pregando. E, da Apostolo, chiederà ai Romani di «lottare con lui nelle preghiere» (Rm 15,30); come ha insegnato a fare al suo discepolo e collaboratore Epafra, «il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio» (Col 4,12). Il binomio apostolato – preghiera è teologicamente inscindibile, perché, come scrive Paolo ai Corinzi, «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere». Tutta la storia della Chiesa c’insegna questa verità: i grandi apostoli e missionari sono stati uomini di profonda preghiera: da san Paolo a san Francesco Saverio, da Don Bosco a Don Benzi. Perciò, anche quando non avessimo nulla da dire a Gesù, l’orazione rimarrebbe importante, perché è il momento nel quale «stiamo con Lui».

Preghiera

«Io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria. Il mio bene è stare vicino a Dio: nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere presso le porte della città di Sion» (dal Salmo 73).

Agire

Resterò in chiesa, almeno dieci minuti, per gustare la gioia di stare con Gesù.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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