Lettura
Il brano di Mt 18,1-5 apre il grande “discorso alla comunità” richiamando l’attenzione su una domanda cruciale in ogni gruppo umano: chi è il più grande? Gesù collega questo tema al Regno dei cieli, nel quale sono al centro i “bambini” (ta paidìa). Bisogna convertirsi e diventare come loro. Nei versetti dal 6 al 14 l’evangelista sposta l’attenzione sui “piccoli” (oi mikròi), che sono i deboli, persone che non vanno né scandalizzate né disprezzate, perché “i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. Nei versetti 15-35 il discorso ecclesiale si sposta dai piccoli ai “fratelli” attraverso altri due grandi temi: la correzione fraterna e il perdono.
Meditazione
Oggi la Parola di Dio ci presenta i santi Angeli custodi come guide inviate sul nostro cammino (I lettura) e come contemplativi che vedono sempre il volto di Dio (Vangelo). La “custodia” da parte degli Angeli conferma che l’importanza dei piccoli non poggia solo su motivazioni psicologiche o sociali, ma anche e soprattutto sulla loro missione teologica e spirituale. Che straordinaria e attuale verità! Quando mi sento piccolo e disprezzato, ho mai pensato al fatto che ho chi mi rappresenta in modo attento ed efficace davanti a Dio? Mi ricordo che la mia storia è continuamente presentata all’Altissimo? Quanti santi e semplici cristiani hanno trovato la forza e la luce nei momenti difficili proprio pensando ai loro Angeli custodi?! Persino nel martirio, nei conflitti estenuanti o nelle lunghe malattie. L’Angelo crea sempre legami: il Padre lo manda ai suoi figli. Anche Gesù, nel Getsèmani, riceve conforto da un Angelo, che diventa come specchio speciale della presenza del Padre in quel momento drammatico e decisivo (Lc 22,43). I discepoli, come in una scuola, pongono una domanda a Gesù maestro: chi è il più grande nel Regno dei cieli? La risposta parte da un gesto simbolico molto efficace: Gesù pone al centro un bambino (paidion). Segue l’invito, che contiene una condizione irrinunciabile: bisogna convertirsi e diventare come bambini (letteralmente diventare tapeinòs, umile). Mi chiedo: come posso crescere in una tale disposizione interiore, fatta di umile e obbediente abbandono a Dio? Solo chi diventa come un bambino entra nel popolo degli anawim, dei poveri e dei miti, nel popolo di cui Maria è il prototipo: «L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva (e) ha innalzato gli umili” (Lc 1,46.48.52b).
Preghiera
«Rendici, Signore, capaci di stupore, liberaci dalla cattiveria e donaci la dolcezza del perdono; aiutaci, Signore, a scoprire la gioia degli incontri, il gaudio dell’accoglienza e il valore della gratuità» (don Tonino Bello).
Agire
Mi ricorderò della presenza del mio Angelo, dono di Dio che mi custodisce sempre.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo eletto di Trapani, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it