"La propagazione iconica della credenze"

Combattere le immagini o difenderle

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Un teorico contemporaneo dell’ateismo Michel Onfray  afferma di voler costruire una disciplina nuova che chiama “ateologia”, edificandola sopra una “zona metafisica vergine”, che è stata resa possibile dalla tradizione illuminista di separazione tra fede e ragione:  «I Lumi che vengono dopo Kant sono noti: Feuerbach, Nietzsche, Marx e Freud tra gli altri. L’epoca del sospetto permette al XX secolo di separare realmente ragione e fede, di rivolgere le armi della ragione contro le finzioni della credenza, e infine di sgombrare il terreno e liberare un’area nuova. Su questa zona metafisica vergine, può finalmente vedere la luce una disciplina inedita: la chiameremo ateologia»[1].

Onfray riconosce che la parola “ateologia” non è stata inventata da lui, ma da George Bataille. Infatti, Bataille (1897-1962), filosofo e scrittore, legato da complesse relazioni culturali con molti intellettuali e artisti soprattutto francesi della prima metà del XX secolo,  nel 1950 aveva progettato una Summa ateologica[2], compiuta solo come «un assemblaggio di parerghi e paralipomeni»[3].  Onfray propone la ateologia come un percorso a ritroso del discorso su Dio, per smontarne i meccanismi, scrive: «Al di là di questo Trattato di ateologia preliminare, la disciplina implica la mobilitazione di molti campi: psicologia e psicoanalisi (per esaminare i meccanismi della funzione fabulatrice), metafisica (per inseguire le genealogie della trascendenza), archeologia (per far parlare i suoli e i sottosuoli delle geografie delle religioni), paleografia (per stabilire il testo dell’archivio), ovviamente storia (per conoscere le epistemi, i loro strati e i movimenti nelle zone di nascita delle religioni), scienze comparate (per constatare la permanenza di schemi mentali attivi in temi distinti e luoghi distanti), mitologia (per ricercare i particolari della razionalità poetica), ermeneutica, linguistica, lingue (per pensare l’idioma locale), estetica (per seguire la propagazione iconica delle credenze). Poi evidentemente la filosofia, che sembra la più adatta per presiedere alla sistemazione di tutte queste discipline . La posta in gioco? Una fisica della metafisica, dunque una reale teoria dell’immanenza, un’ontologia materialista»[4].

La costruzione della ontologia materialista implica dunque , tra le altre cose, lo “smontaggio” della “propagazione iconica delle credenze”.

Questo passaggio implica a mio avviso delle riflessioni laterali.

Il mondo culturale da cui proviene Onfray , il mondo estetico che proviene da Bataille, in generale il contesto artistico prodotto dalle recenti ontologie materialiste, non si esprimono con la figurazione della materia, appaiono lontani da un’arte propriamente materialista, naturalista, fisica. Sono invece vicini all’espressionismo astratto, alla cultura informale, a una visione dell’arte legata alle performance, alle installazioni, sembrano approdare a modalità del tutto concettuali.

Ci possiamo domandare perché.

Forse la pulsione ateista e materialista ha voluto e vuole volontariamente rinnegare il realismo artistico per cercare una strada diversa dal materialismo europeo, che  aveva  in origine scelto l’opzione figurativa, dunque vuole diversificarsi dal realismo sovietico e dal realismo nazionalsocialista tedesco? Ci si riferisce  anche in questo caso, a una più o meno occulta opzione statunitense, consumista e libertaria?

Se riflettiamo più a fondo, ci rendiamo conto che sia il realismo sovietico che quello nazionalsocialista, così come altre esperienze ideologiche dell’Ottocento, avevano tentato di erodere dall’interno il realismo cristiano, riproponendo la figurazione, ma sovrapponendone segni e simboli e soprattutto visioni del mondo del tutto diverse.

Forse  il realismo figurativo cristiano è il vero bersaglio critico anche dell’arte materialista informale?

Infatti, il figurativo è propriamente il sistema d’arte cristiano, come per esempio riconosce anche Didi-Huberman[5], peraltro considerato in qualche modo un allievo di Bataille.

Certamente, occorre interrogarsi perché il figurativo  è stato ed è per certa cultura un obiettivo da colpire, innanzitutto dichiarandolo inattuale e inammissibile in un’epoca in cui però si ammette qualunque tipo di forma espressiva.

Il programma di Onfray ci fornisce, al negativo, un’importante indicazione: egli intende distruggere la “propagazione iconica delle credenze” per l’affermazione dell’ateismo. Dunque, le immagini vengono rifiutate perché possono trasmettere la fede. Per lo stesso motivo, noi dovremmo difenderle.

Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com  e.mail:  rodolfo_papa@infinito.it.

*

NOTE

[1] M. Onfray, Trattato di ateologia. Fisica della metafisica, Fazi Editore, Roma 2005, p. 22.

[2] Cfr. G. Bataille, Œuvres complètes, Paris: Gallimard, 1970-1988: vol. 5 (1973): « La Somme athéologique  I »: L’Expérience intérieure – Méthode de méditation – Post-scriptum 1953 – Le Coupable – L’Alleluiah; vol. 6 (1973): « La Somme athéologique II »: Sur Nietzsche – Mémorandum – Annexes.

[3] M. Onfray, Trattato di ateologia, p. 23.

[4] Ibid., p. 23-24.

[5] Cfr. G. Didi-Huberman, L’immagine aperta. Motivi dell’incarnazione nelle arti visive, Bruno Mondadori, Milano 2008.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione