Io cerco te, Signore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Gv 1,35-42

Lettura

La vocazione dei primi discepoli è narrata dal quarto Evangelista come un “passaparola”. I primi che hanno incontrato Gesù e l’hanno riconosciuto Messia, ne danno testimonianza ad altri che, a loro volta, vogliono incontrare il Maestro, per divenirne apostoli a favore di fratelli o amici. Il Battista, che ha riconosciuto in Gesù l’agnello di Dio, lo indica a due suoi discepoli, i quali iniziano a seguirlo. Essi sono i primi chiamati da Gesù, per questo egli li rende partecipi di un incontro indimenticabile. Uno dei due è Andrea, che ne parlerà a Simon Pietro, suo fratello. Ed anche per Pietro Gesù riserverà un incontro personale, con una chiamata specifica e una missione a favore di tutta la Chiesa.

Meditazione

La domanda rivolta ai due discepoli indirizzatigli dal Battista, è la prima parola detta da Gesù nel Vangelo di Giovanni: «Che cosa cercate?», e rimanda alla prima parola che il Risorto rivolgerà a Maria di Magdala: «Chi cerchi?». È l’itinerario propostoci dal quarto Evangelista, che corrisponde al cammino del vero discepolo, il quale dai doni che può aspettarsi da Dio, dovrà essere aiutato a cercare il solo Donatore e “accontentarsi” di Lui. Questo cammino sembra fatto dall’uomo ma, in realtà, l’iniziativa appartiene sempre a Dio. È stato Gesù, ad esempio, a voltarsi verso i due discepoli e a rivolgere loro la domanda che li ha resi consapevoli della vita nuova che stavano per iniziare. È Dio che fa sempre il primo passo verso di noi; è lui che «rende inquieto il nostro cuore, finché non trovi riposo in Lui» (sant’Agostino). Il cammino dalle cose a Qualcuno l’ha fatto anche il figlio prodigo che dalle cose che ha preteso prima d’andar via di casa, una volta che la fame l’ha fatto ritornare in sé, si converte a un rapporto personale con il Padre misericordioso. È anche l’itinerario spirituale dell’apostolo Pietro, che prima della passione domandò a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa, dunque, ne otterremo?» (Mt 19,27). E dopo la passione, il rinnegamento e la risurrezione, pentito confesserà: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Pietro ha imparato che la ricompensa più grande che un discepolo possa desiderare dal suo Maestro è la piena comunione con Lui, è l’amicizia con Dio. E noi? Quando andiamo a Messa e quando preghiamo, cerchiamo solo “qualcosa”, o siamo disposti a incontrare “Qualcuno”?  Facciamo un bell’esame di coscienza su queste domande.

Preghiera

«Solo in Dio riposa l’anima mia, da lui la mia speranza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio» (dal Salmo 62).

Agire

Convinto che il mio unico bene è Gesù, oggi prolungherò il mio ringraziamento dopo la comunione per stare con Lui.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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